Dario Venturi
Analisi dell’opera teatrale
“VIA DELLE OCHE” di Carlo Lucarelli
versione pdf
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TESTO E CONTESTO.
Il testo di Carlo Lucarelli – insigne giallista
italiano, come ci riferisce il regista Gozzi
che ha portatolo spettacolo a Bologna nel
1999 – prende il ‘Casino’ a metafora d’una
condizione umanauniversale, tutt’altro che
specifica del contesto storico narrato –
la stagione politico sociale deldopoguerra
italiana – rendendola minacciosa, incombente,
viva; questo è anche il sensodell’introduzione
di Fois. C’è un conto in sospeso con la nostra
storia passata ancora da saldare. Il topic,
il tema, è pertanto ildopoguerra – epoca
di repentini cambiamenti – il prezzo della
perdita dell’innocenza, dellaverginità di
una nazione e dei protagonisti della pièce,
colti nella rappresentazione delle colpe
d’unsistema sociale reduce dal conflitto,
con i suoi figli disperati, cinici e violenti,
le sue nuovepiccinerie ed ipocrisie. Infatti
il dramma tratta proprio del 1948, l’anno
delle elezioni vinte dalla DC, il periodo
del pericolorosso, della netta contrapposizione
di idee scatenatasi fra i liberatori riguardo
il destino da dare allanazione. Un’età di
passaggio che fa le sue vittime, che copre
le proprie vergogne, se le dimentica varcata
lasoglia di un bordello. Lisetta coinvolta
in un gioco più grande di lei soccombe. La
metafora delbordello d’infima categoria equipara
il politico, nel caso l’onorevole Orlandelli,
al protettore‘tuttofare’ Hermes, all’interno
dell’affresco d’un paese disordinato, caotico,
spietato; quindi ilcasino diventa “volgare
sfogo di una liberazione che forse non si
era compiuta del tutto… né perquanto riguarda
l’esercizio del potere, né per l’esercizio
del sesso.” Il bordello luogo di costrizione–
anche nella sua traduzione scenica – luogo
chiuso, asfittico. Abbiamo De Luca, commissario
dal passato tormentato, che rischia il posto
indagando sullamisteriosa morte di un politico
timorato di Dio; Tripolina, maitresse di
basso rango; ed ancoraLisetta, prostituta
bambina. Di mezzo, una morte eccellente ed
il suicidio – per De luca omicidio, si suppone
politico – diHermes. L’immagine dell’onorevole
democristiano che va a letto con le prostitute
deve esserepreservata: ci sono l’ elezioni,
l’immagine del politico deve rimanere linda
agli occhi degli elettori,lontana dalle lenzuola
del bordello dove è accaduto il fattaccio.
Si uccide affinché si eviti – in unperiodo
così delicato – lo scandalo, così come le
probabili conseguenze politiche ed elettorali
che nederiverebbero. Lo stesso De Luca è
caldamente invitato a non andare oltre, c’è
di mezzo la carriera; ed in quelbordello
di quarta categoria gli uomini, tutti gli
uomini, si rivelano per quello che a dispetto
delruolo sono, con le miserie delle quali
si vergognano durante il giorno. Lì al bordello
non possono fingere, indifesi e nudi non
possono mentire. Il bordello, è quindi il
lato notturno della società, deverimanere
confinato ai margini della città e custodire
gelosamente le proprie vergogne affinchémuoiano
lì. Per questo Hermes, il fotografo Piras
e poi Lisetta devono morire.
ANALISI
L’analisi della pièce evidenzia la natura
ostensiva del teatro, luogo deputato alla
visione dove èpresente ed è realmente vivo
solo ciò che viene mostrato od evocato in
quel determinato ambito,nello spazio compreso
tra la platea e le quinte: “Per fare riferimento
od indicare un dato oggetto losi mostra al
ricevente . Teatro quindi nodo di forze,
luogo deputato alla comunicazione ed allasignificazione,
nel quale agiscono i segni; particolare forma
artistica che “mostra, piuttosto chedescrivere,
oggetti ed avvenimenti”. Il teatro è il macrosegno
che contiene gli altri, i micro - segni,
dipendenti l’uno dall’altro da rapportidi
cooperazione, interagenti a diversi livelli
e costituenti linguaggi specifici; tale il
fenomeno dellafruizione, la quale avviene
a più piani, secondo una prospettiva sincronica,
di compresenza segnica,ed una diacronica,
nel tempo, con l’intervento di alcuni segni
e l’esclusioni e di altri. Il segno scenografia
è fondamentale nel determinare le coordinate
spaziali, influenzando l’agiredegli attori.
Lo spazio preordinato è il teatro fisico,
quello fatto di mattoni e calcina; quello
semideterminato riguarda la scenografia,
il modo d’uso dello spazio, che lungi dall’essere
puroornamento preordina le scelte del regista,
così come a livello drammaturgico ha determinato
iltaglio del racconto. In “Via delle Oche”
la scenografia è a vista, inscritta nel testo;
non vi sonopareti, lo spazio è ordinato nei
due piani del casino e nel ‘piano terra ’
terminante nel proscenio, oveè situato il
letto.Non vi è netta divisione fra il luogo
dell’indagine e la verità ultima del bordello,
tant’è che ciò chesi consuma nel letto –
centro d’interazione tra i personaggi, strumento
adatto ai colpi di scena edalle rivelazioni
– trovandosi sul proscenio dinnanzi agli
occhi della platea, in evidenza, suggeriscel’implicazione
di nudità e vulnerabilità psicologica per
chi vi transita, e diviene confessionaleefficace
– come nel caso del rapporto consumato dalla
Tripolina e da De Luca – punto disocializzazione
forzata. Il letto divenuto metonimia del
casino, la parte per il tutto, - protagonistadegli
incontri e delle interazioni tra i personaggi,
luogo d’accadimenti – si svela al voyeurismo
delpubblico e diventa “teatro” a sua volta.
Ci troviamo quindi alla compresenza sulla
scena di più luoghi deputati, una scena simultanea,
allamaniera medievale. Si dà perciò un rapporto
deittico (espresso dai pronomi ‘IO – TU’
‘QUI –ORA’) tra gli attori e la platea, rafforzato
dal gusto per l’attualità dell’opera, che
rende partecipi dell’azione attraverso le
citazioni, le narrazioni di ciò che è avvenuto
fuori dal campo visivo,legandolo al presente.
La musica, la radio, le campane, i comizi,
sono indicatori, definiscono il contesto
acustico sonoro,la presenza evocativa della
musica; ciò che si sente trova il complemento
nelle azioni delle dramatispersonae. Le dramatis
personae sono quattro: Ricciotti Hermes,
il personaggio-enigma attorno al quale Deluca
indaga; ed ancora Tripolina e Lisetta, l’una
intenzionata a mantenere il quieto vivere,
l’altrafragile presenza.Ricciotti Hermes,
il morto, viene definito “un simpatizzante
come tutti” dell’idea comunista, unpersonaggio
fosco, il quale – lo apprenderemo in seguito
– ha un legame con Lisetta ed è presente
ilgiorno del fattaccio. Poi De Luca, il cui
statuto, la cui proposizione è quella dell’uomo
di legge, tutt’uno con la suadeformazione
personale: arrivare alla verità. Ad ogni
costo! Seguendo lo schema di Sorieau sugli
attanti, cioè sulle funzioni universali analoghe
a quellesintattiche incarnate dai personaggi
– ovvero il continuo ritorno nei testi di
costanti funzioni assoltedalle dramatis personae
– abbiamo quindi: l’eroe, l’antagonista,
il bene cercato, il beneficiario delbene
cercato, l’arbitro della situazione, l’aiutante.
Nel caso specifico l’eroe è il commissario,
che cerca il bene della verità dei fatti
per motivi in partelegati alla sua figura
professionale, in parte al senso di giustizia
verso la collettività. Ha comeantagonista
Tripolina e come arbitro sè stesso. In quanto
alla funzione-aiuto, essa è svolta - e questoad
alternanza – dal letto, che di volta in volta
aiuta l’eroe ad avere informazioni illuminanti,
ofunge da tentativo di corruzione sessuale
– come nel caso dell’adescamento doppio di
Lisetta –divenendo punto di fuga per le tensioni
del dramma e nel contempo, allo stesso grado,
spazio direlazione sociale. Lo schema pertanto
all’inizio della piece pare il seguente:
LEONE Eroe, la forza tematica del dramma,
rappresentata dal commissario, inerente il
tema dellaverità.
IL SOLE
Rappresentante del bene cercato, nel qual
caso la verità sulla morte di Orlandelli,
diHermes e quindi la giustizia.
LA TERRA
Il ricevente del bene cercato, in questo
caso la collettività.
MARTE
L’oppositore. Tripolina che dalla verità
teme pesanti conseguenze per il suo eserciziocommerciale
e indirettamente Lisetta, testimone intima
del guaio accaduto. Ma anche nel corsodello
spettacolo, le pressioni delle gerarchie
politiche ed interne, che vogliono il caso
risolto comesuicidio, in modo che la morte
di Hermes non ponga l’accento sul motivo
che l’ha prodotta, laverità scomoda che vi
sta sotto. Di oppositori, topos narrativo
tipico italiano dei polizieschi nostrani,
ce ne sono molti. La funzione-marte infatti
è ascrivibile sia a tripolina per ciò che
accade in scena sia al potere ed ai suoirappresentanti
quando si procede al racconto delle pressioni
– il famoso fogliettino giallo – ricevutedall’eroe,
affinché lasci le cose come stanno.
LA BILANCIA
L’arbitro della situazione è il protagonista
stesso, essendo solo nel cercare la veritàed
involontariamente le rivelazioni di Tripolina
e gli errori di Lisetta.
LA LUNA
L’aiutante . Anche questo temine di discorso
è vario. L’aiutante scenografico è il letto,
ma nel procedere del dramma aiuti vari giungono
da Tripolina, daLisetta, in ultimo dall’espressione
del sindaco cittadino Dozza, che apostrofando
un’ovvietà – comefrequentemente accade –
spalanca le porte del casino delle indagini,
assumendo la funzione disvolta per il racconto:
“Questi lampi sembrano un temporale”. Da
lì in poi il groviglio si svolge eDe Luca
arriva alla verità dei fatti, alla soluzione
dell’enigma. La musica funge da anafora:
evidenzia il work in progress della scena,
del contesto, della storia cheracchiude le
vicende di De Luca; allo stesso modo la storia
generale procede al procedere di quellaparticolare.
Gli avvenimenti a mo’ d’intermezzi spezzano
la tensione del dramma, la rafforzano nei
significati,nelle implicature del non detto,
portando l’azione al di fuori del luogo chiuso,
facendola incontrarecoi riferimenti intertestuali
dei comizi, dei fonogrammi di polizia, della
radio, in senso lato con ilcanale sonoro.
Il lavoro dello spettatore consiste nel collegare,
piccolo e grande, contesto e co- testo, il
macrotestostorico con quello spettacolare,
i fatti apparentemente inspiegabili. Seguendo
passo dopo passo DeLuca, lo spettatore potrà
cogliere i nessi – che col passare del tempo
il protagonista sempre piùdisvela – tra il
mondo privato ed il mondo pubblico: il bordello
e la società si fondono nellosguardo, di
modo che campo visivo e mondo visivo risultano
in stretta relazione, sovrapponendosi.
Dalla prima scena – meglio sarebbe usare
il termine di quadro, se non inquadratura,
frame, -s’avverte del visivo attraverso il
richiamo sensoriale dell’olfatto – il primitivo
senso umano,inconscio e pregnante – del lisoformio.
Da notare la ridondanza semantica, l’identità
tra lisoformio e Lisetta nella radice comune
“lisa” ,gioco di rimandi che suggerisce bene
l’atmosfera delle lenzuola e dei panni tipici
di una casad’appuntamento. L’odore del Lisoformio
è il mondo del casino, serve a evocare nelle
menti – edallo stesso modo a darne la dimensione
critica – uno spazio preciso, noto a chi
i casini li haconosciuti, luoghi nei quali
la pulizia ‘esteriore’ - l’igiene di cose
e persone, il nitore -sostituiscono la pulizia
morale, ‘interiore’. De luca, voyeur di professione,
s’avvicina alla porta delbordello, per definizione
una porta chiusa, privata. Qui si ode dietro
il legno la voce di Tripolina.L’odore è fortissimo,
ma tutto deve restare sbarrato, è la legge.
Lo spazio intimo del casino è unariserva,
un porto franco dove non si chiede il passato
a nessuno; si transita, si consuma. Si muore.
PRIMA SCENA
La prima scena si apre con uno sparo; è avvenuto
un omicidio? Il segno ‘sparo’ cosa indica?
Unassassinio, un suicidio? Dallo sparo si
origina la vicenda. Esso è l’incipit sonoro
di qualcosa che èavvenuto altrove, forse
già passato e rimasto come ricordo nella
mente di De Luca; uno sparo chedato il periodo
storico può significare qualsiasi cosa –
a rischio di una decodifica aberrante, perdirla
alla Eco – un segno ambiguo, una voluta anfibolia,
forse il ricordo dell’indagine da portareavanti,
l’indice di questo. Il valore indicale dello
spazio, la sua natura di marcatore pronominale
d’inizio, riporta al ‘qui e ora’un fatto
divenuto ormai materia d’indagine. Lo sparo,
testimoniando l’antefatto all’azione funzionada
anafora retrospettiva, introducendola. Incomincia
l’interrogatorio. De Luca incalza di domande
Tripolina e Lisetta. La maitresse sta sulladifensiva,
svia, si limita a recitare le circostanze.
Vengono introdotte e presentate le dramatispersonae
ed i loro attributi: da dove vengono, il
bagaglio psicologico e d’esperienze che si
portanodietro, il vissuto che sta prima del
dramma; in un certo senso ogni storia è “iniziata”,
e fissa unaparte dell’esistenza dei personaggi,
la riassume, accumulandola nel presente del
‘hic et nunc’ dellarappresentazione. Ogni
soggetto contiene una o più fabule, uno o
più mondi possibili da essooriginabili.Viene
così percorsa la vita di Hermes, l’ammazzato,
mentre si sviluppa attorno alla bottiglia
dilisoformio una gag involontaria denotante
il nervosismo e la presenza di un’ansia considerevole,
d’un atteggiamento studiato per fronteggiare
il nemico. Così mentre De Luca interroga,
ilLisoformio diventa indicatore involontario
dei pensieri e delle azioni dei personaggi,
divenendoperciò oggetto per atti linguistici
illocutori, del loro negarsi nel continuo
andirivieni nervoso di chivuol ripulire qualsiasi
traccia col disinfettante, ogni colpa rimossa.
De Luca cerca di forzare lamano, usando le
intimidazioni, il tono perentorio, compiendo
delle perlocuzioni, degli attifinalizzati
a costringere, a far fare qualcosa; sono
le strategie del poliziotto scafato che vuolearrivare
al vero; per contro trova risposte evasive.
Lo spazio gioca un ruolo fondamentale.Tripolina
e Lisetta sotto la direzione della prima
non stanno ferme, cercano di sviare il discorso,evitando
il contatto anche visivo con De Luca, pensando
di confonderlo con quelle infrazionispaziali
poco in sintonia con la serietà di un interrogatorio.
Forzano la sua pazienza, vogliono farvalere
la loro competenza territoriale, ma il commissario
intuisce le mosse e le blocca. ”Non timuovere
bambina” dice a Lisetta. Vuole intrappolare
viso a viso nello spazio chiuso – a tu per
tu –Tripolina, spezzare la strategia di cooperazione
illocutoria tra le due donne. Ordina, comanda,
mettein campo il peso del suo ruolo, però
gli effetti, in quel luogo non suo non possono
contaresull’efficacia. Taglia corto. Minaccia
Tripolina e poi Lisetta, l’anello debole.
Quindi va a sedersi sulletto, infrangendo
lo spazio di Tripolina, sfruttando l’oggetto
metonimico per assumere unaposizione di prevaricazione;
il suo atto illocutorio funziona da marcatore
indicale di dominio. Va asedersi, perché
da seduto le sue accuse sono più taglienti,
data la sua posizione di forza nella scena.
Da quando valica il portone metaforico del
bordello, suggerito in scena da una porta
simbolica enon architettonica, la sicurezza
delle donne vacilla. La sua posizione di
forza, la violazione dellospazio intimo del
talamo sono un avvertimento, un’espressione
del potere di De Luca. Accortosiinfatti di
non venire a capo di nulla, data la zampata,
s’alza di scatto ed esce, promettendo diritornare,
estendendo la minaccia a Lisetta. Appena
uscito l’investigatore, è proprio quest’ultima,debole
ed ingenua alle leggi del mondo a uscire
per poi rientrare e precipitarsi nella stanza,
dalla suamaitresse. Si scoprono qui alcuni
tasselli: Lisetta è preoccupata per “la sera
del temporale”, quandoè accaduto il fattaccio.
Parla di Hermes, interrotta dalla rassicurante
Tripolina che l’abbraccia: lospazio intimo
della sicurezza. “Dimenticatela quella sera…Non
è successo niente quella sera...lasera del
temporale…”Quel “quella” è Il marcatore pronominale
d’un qualcosa di preciso, che allude, l’implicatura
delnon detto, che costituisce un punto chiave
per la risoluzione del dramma. “Dimenticati
ancheHermes… Ma a noi non succede niente…C’è
chi pensa a noi.”Tripolina sa certamente
cosa è avvenuto, non proprio tutto, ma sa
anche che sono per ora al sicuro.Quel “chi”
di cui sopra si materializza subitamente
nella scena dopo, per bocca di De Luca.Ugualmente
quel ‘noi’ evidenzia in maniera indissolubile
il legame materno della prostituta con la
sua allieva, rinforza il legame che le due
debbono avere per uscirne incolumi: un atto
perlocutorio,mirante a convincere Lisetta
del modo d’agire appropriato. Con la cesura
raccordo della musica e della radio ci troviamo
nella scena successiva.
SECONDA SCENA
Il poliziotto della buoncostume De Luca,
come s’apprende in quest’inizio di scena
si trova ora nelcommissariato: lo spazio
viene qui ridotto scenicamente alla privatezza
d’un letto, vuoto degliattributi e degli
oggetti connotatori tipici dei luoghi polizieschi.
Non vi sono scrivanie o quant’altro.Lo spazio
pubblico non è protetto da confini, ma adiacente
al bordello, osteso al pubblico, privo disegretezza.
Il commissario opera in un luogo pubblico,
nudo alla visione degli spettatori, quanto
aquella degli attori stessi; un luogo che
si da per come viene usato, uno spazio informale
dove sono idialoghi e le relazioni a definirne
la natura di commissariato. Vicino al casino,
separato solo da unpiano, finisce per identificarsi
con quell’altro luogo, poiché qui le vergogne
vengono confessate,come nel luogo confessionale
del casino si rivelano. Di per contro ciò
che ivi viene svelato diventadi tutti, mentre
il casino vive della segretezza; la metafora
sociale del bordello è anche storica,perché
rappresentante della ‘situazione del di fuori
’. I ‘chi’ citati qualche riga prima sono
le stesse forze di polizia. De Luca cita
i suoi superiori: ilquestore d’Ambrogio,
che minimizza, dicendo che si tratta solo
di un suicidio, contrariato per ‘l’accanimento’
di De Luca , in fondo servo di una forza
politica – come s’apprende dal commissario–
e quindi interessato a mantenere calme le
acque.
LUI: …un uomo di malaffare e per giunta comunista,
in un momento come questo…non sarà unprovocatore
anche lei?- Il questore punta con un atto
illocutorio, rafforzato da uno seguente di
implicita accusa ascoraggiare il poliziotto.
La strategia di dialogo è tale da far sentire
il commissario solo. -
IO: Che dice,eccellenza,io sono un poliziotto…
IL VICE QUESTORE: …della buon costume. Sa
qual è il suo compito….dare la caccia alleputtane….”
L’intervento del vice questore che definisce
il ruolo di De Luca è teso a ricordare i
compiti specificidi questi, il fatto che
egli deve solo ”badare che non siano minorenni
(Lisetta) e che non attacchinolo scolo alla
gente per bene!“. L’intervento ipocrita e
brutale suona quindi quale avvertimento,
operlomeno risulta ambiguo.Il turno di battuta
serve con la sua velocità a stroncare i ragionamenti
di De Luca minimizzandoli,riducendone la
portata, facendo passare i suoi interrogativi,
le sue illuminazioni come secondarie; cisono
infatti cose più importanti, l’esigenza di
avere tutto sotto controllo. Così un’espressione
miraal contrario, contravvenendo alle regole
conversazionali. In questi atti linguistici
perlopiùperlocutori e marcatamente circomlocutori
la menzogna domina incontrastata. I superiori
interessidi pacificazione e discrezione esigono
che la verità non venga a galla, impressione
che si fissadefinitivamente allorché De Luca
viene minacciato con il fantomatico fogliettino
giallo – il suopassato di poliziotto che
potrebbe indurre sospetti di collaborazionismo
sulla sua persona – affinchénon prosegua
le indagini, lo metta in tasca, seguitando
la sua brillante carriera. La città vive
un clima teso per i funerali dell’onorevole
Orlandelli, ma De Luca vuole andare avanti,far
luce sui fatti. La sua passione civile lo
porta a rischiare. Il marcatore pronominale
‘Lui’,introduce il dialogo avuto da De luca
con gli altri, le implicazioni con l’adesso
del teatro. Si passadalla cronaca dell’accaduto,
dal soggetto, all’intreccio, stabilendo un’intertestualità
ed una co–referenza interna. Compaiono sulla
scene le prostitute. Vengono introdotte con
un’anafora retrospettiva. De Lucasfoglia
la cartella che ha con sé, indice del continuo
della vicenda. Si passa dalle carte, dai
fatticontenuti sui verbali e gli indiziari
alla materializzazione della creazione scenica,
alla realtà delcorpo dell’attore. Questo
passaggio è un’anafora poiché, De Luca, una
volta che le due sono entrate,arriva diretto
all’interrogatorio senza preamboli né indicizzazioni,
saluti (atti allocutori espressivi)espressivi
o altro che decretino l’inizio dell’atto
comunicativo, ma bruscamente, da un pianoall’altro.
Nella prima scena De Luca si autodefiniva
poliziotto della buon costume; la referenza
permette didefinire un personaggio, attribuendogli
dei tratti che lo definiscano una volta per
tutte. Ritornal’interrogatorio. Il dialogo
è qui incalzante, il turno di battuta è a
vantaggio di De Luca, mentre leprostitute
si danno sicurezza a vicenda. Gli atti linguistici
del commissario sono perlocutori,finalizzati
alla minaccia, al far dire, mentre quelli
delle protagoniste risultano allocutori,
perchémostrano ciò che le donne vogliono
nascondere. Incapaci di esprimere un’idea
di calma, rendonoancor più sospettoso e deciso
il protagonista. Ogni loro atto ha come obbiettivo
di fermarel’incalzare della conversazione,
usando anche – se è necessario – il pianto,
al fine di vincere lapartita psicologica
con il poliziotto. Viene perciò giocata la
carta della seduzione, Tripolina che cerca
di parare i colpi del commissario gridandogli
“Lascia stare!”. Anche l’escamotage di Lisetta,ultimo
appiglio possibile, non ha successo. Il luogo,
pur non essendo definito da oggetti, si rivelaessere
in maniera netta quello del commissariato.
E nel suo territorio De luca e’ spietato:
quandoLisetta cerca di entrare nello spazio
intimo di De Luca protendendosi al fine di
ammorbidirlo, comese volesse riportarlo al
suo essere nuovo, ottiene un rifiuto, e visto
svanire il tentativo diadescamento, Lisetta
si riveste. Come sempre, il letto è protagonista.
Nel corso della pièce infatti, il letto indica
diversi contesti, ipiù svariati atti linguistici
e straregie comunicative. E l’appiglio di
Lisetta – il pensatoio di De Luca– rivela
di avere più funzioni. Lisetta rivela le
sue paure, è abituata all’orrore, motivo
che la spingea non interessarsi delle cose,
ma a salvarsi la pelle prima di tutto: “Tanto
vale che mi abituo”. Ladonna accetta quindi
le cose come sono, anche la menzogna. De
Luca comunque vuole risolvere l’intreccio,
sbrogliare la matassa. Ciascun personaggio
rafforza il proprio statuto. Nella prima
scena Tripolina esclamava “non sonosignora”.
Così il commissario vuole andare fino in
fondo, fregandosene della promozione.
ANALISI DELLE SCENE FINALI E RISOLUZIONE
Negli ultimi quadri si viene a sapere che
l’altro testimone del fatto è il segretario
cittadino della DC.Il corpo dell’onorevole
e’ stato lontano dal luogo del delitto per
scongiurare lo scandalo. Ilsegretario è l’omicida
di Hermes e del fotografo Piras: la deduzione
è semplice. De Luca siinterroga se agire
facendo riesumare il cadavere dell’onorevole,
arrestare il suo segretario peromicidio o
dare retta ai sui superiori evitando di rischiare
la carriera. Intanto Lisetta è stataammazzata
e nel confronto finale Tripolina cade definitivamente.
Durante i tumultuosi funerali dell’onorevoli
Orlandelli, il commissario giunge ad una
importantededuzione-soluzione: l’improvviso
temporale riferitogli da Tripolina non era
nient’altro che ilbagliore dei flash del
fotografo Piras. Tutto è disgelato grazie
ad una frase involontaria: “Madonna,che lampi!
Sembra un temporale!”. Il letto, protagonista
occulto, vede la confessione di Tripolina.Lisetta
è fuggita, i due fanno sesso. Si apprende
quindi che quel che Tripolina aveva definito
cometemporale era il flash del fotografo,
trovata drammaturgica che ci fa riflettere
sulla natura ambiguadei segni a teatro, i
quali possono essere ‘disambiguati’ solo
dagli stessi attori. De Luca ha trovato le
foto compromettenti. Si svelano in questo
modo i retroscena della vicenda. Siseguono
vari fotogrammi, che ci informano sullo sviluppo
dei fatti. I ruoli scricchiolano, scucendosicome
abiti che non riescono più a vestire il corpo.
Si arriva quindi al finale, introdotto dai
monologhi referenziali dei protagonisti –
i fatidici ‘tra sé ‘ –che ripercorrono il
proprio passato a lungo taciuto, conosciuto
per frammenti dietro alle mascheredel ruolo
sociale. Il delitto della Montagnola, la
morte del fotografo successiva a quella di
Hermes, portano leindagini nello studio del
fotografo. Le implicature sono quindi i fili
di una ragnatela intrecciata: DeLuca deve
trovarne il capo e risolverla. Il non detto
degli avvenimenti di Bologna suggerisce al
pubblico coincidenze tutt’altro che fortuitefra
gli avvenimenti e i collegamenti esistenti
tra il fondo dei morti e quello dei vivi
che vorrebberodimenticare. De Luca riflette
sul proprio ruolo, rivelandoci le sfumature
del metalinguaggiopoliziesco, il pensiero
che riflette su sè, rivelando la funzione
autoreferenziale del teatro. Lisetta aveva
preparato tutto per andarsene: tiene con
sé una foto di Hermes, probabilmente l’unicaesperienza
di un amore mai conosciuto per intero. Tripolina
le strappa la foto, dicendole: “I morti siseppelliscono
e basta”. I frammenti della foto arrivano
in proscenio. Questo suggerisce che gli indizi
bene o male arrivanononostante manchi il
disegno globale della vicenda: una sorta
di metafora, creata legando all’esperienza
dei fatti l’attualità della fruizione. Tutto
avviene nel dialogo, funzione del drammache
assomma ogni cosa, laddove la parola ha una
importanza preponderante. La musica introduce
i quadri successivi per dare un’immagine
diacronica, che a livello visivo sipresenta
frammentata nella sincronia, nella simultaneità.
Il tempo passa, marcato da indicatorisonori
quali le campane e la folla. Il suono determina
lo svolgersi del tempo. In fondo il problema
dell’autore è cosa far vedere, dove posare
l’accento. L’allusione al funerale diOrlandelli,
che pare essere fuori luogo, è invece importante
per la vera risoluzione della vicenda. DeLuca
arriva alla verità: il fotografo Piras, il
protettore Hermes sono stati uccisi perché
“Quella sera,in quel casino, l’onorevole
Orlandelli è morto di infarto, e per coprire
lo scandalo tre persone sonodovute morire”.
Siamo all’ultima scena. Ora, sciolta la vicenda,
tutto sta al commissario: egli deve decidere
serendere pubblica la verità o lasciare le
cose come stanno. La pièce si conclude con
la radio – presenza intertestuale ossessiva
– la quale annunciando ilrisultato delle
elezioni del 1948, chiude per sempre la vicenda
entro le mura del casino. Almenosulla scena.
Si può solo arguire quel che l’ispettore
sembra decidere in seguito. La nuova epoca,sorta
con il dopoguerra – momento storico di ricostruzione
e fiducia – fin dalla nascita si dimostrapreda
di ombre e chiaroscuri: il finale dell’opera
risulta pertanto aperto e inquietante.