"Rapidamente" di Carlo Lucarelli viene pubblicato in un
volumetto commissionato dalla BAYER e pubblicato
da "Percorsi Editoriali Carocci"
(maggio 2001) nella collana "Percorsi
in Giallo"
in seguito appare in "Medical Thriller" (Einaudi, 2002)
Un filo rosso unisce la cittadina tedesca
di Leverskusen, sede degli stabilimenti della
Bayer, a un appartamento di Bologna.
Elisa Carloni, giovane chimica che
lavora
al alncio di un nuovo farmaco, si trova
improvvisamente
al centro di una spietata caccia all'uomo:
chi la spia, chi la minaccia?
Elisa non lo sa. L'unica cosa certa
è che
il tempo per capire è poco: deve agire...
rapidamente. (dalla quarta di copertina dell'edizione
commissionata dalla Bayer)
Quattro sole giornate, ma di quelle che scorrono
rapidamente. Quattro i personaggi, e simmetrici
tra loro. Elisa, giovane ricercatrice in
una colossale multinazionale farmaceutica,
addetta a un fondamentale dettaglio della
molecola di un nuovo farmaco. Ha una calza
smagliata. Vesna, ex immigrata clandestina,
ora velocissima e micidiale assistente di
un killer professionista. Poi il professionista
in persona, che vuole convincere Elisa a
manipolare quella famosa molecola. E Marco,
brutto come un gorilla, ma buono. Tutti devono
agire, e agire molto rapidamente. (dal volume Einaudi)
sono presenti inoltre i racconti di Eraldo
Baldini (Una lunga quaresima di paura) e
Giampiero Rigosi (No Smoking)
Carlo Lucarelli:
vi presento il mio medical thriller
Intervista al famoso giallista italiano co-autore
di un successo targato Einaudi. Tre storie
da brivido tra formule top secret, omicidi
misteriosi e farmaci miracolosi
A cura di Walter Bruno
MORDANO - Il gatto, nero come una notte
d’inverno,
ancheggia sinuoso tra le gambe tarlate
del
vecchio sofà. Un’occhiata indifferente
agli
ospiti, una rapida perlustrazione del
vecchio
camino, quindi s’incammina verso la
grande
libreria a muro che trabocca di volumi
e
polverose riviste. Non ha un nome,
il gatto,
ma dimostra di conoscere al pari delle
sue
vecchie zampe la grande sala in penombra
intrisa di mistero. Un eremo cittadino,
buio
e solitario, nel cuore di un’assolata
campagna
bolognese. E pensare che siamo nel
tempio
del giallo, più precisamente nella
fucina
letteraria di uno dei più famosi e
promettenti
scrittori italiani. In questi spazi
carichi
di storia Carlo Lucarelli ha modellato,
come
bassorilievi di creta, i personaggi
dei suoi
romanzi. Killer seriali, improbabili
detective,
poliziotte punk e commissari protagonisti
di frizzanti storie noir, rigorosamente
ambientate
nella piana emiliano-romagnola. Tutte
terribilmente
verosimili, storie capaci di suscitare
l’attenzione
del grande pubblico e bucare più volte
il
grande e il piccolo schermo, vedi il
film
tratto dallo splendido romanzo Almost Blu e la fortunata serie di “Blu notte”, trasmissione
in onda su Raitre a suon di repliche. Un
successo che trova origine in una prosa dinamica
e nella formidabile capacità di “costruire”
racconti con la perizia maniacale di uno
specialista, di un poliziotto della scientifica
o di un cronista di “nera”, di un esperto
di armi piuttosto che di uno psichiatra.
Perché Lucarelli è anche questo, uno scrittore
che vive come una persona comune e partorisce
le sue novelle nere grazie a ricerche meticolose
e preziose consulenze da parte degli addetti
ai lavori, ormai divenuti amici. E poi c’è
la fantasia, la scintilla creativa, l’idea
che prende gradualmente forma nello scrittoio
posto sotto una grande finestra di legno
che ferisce con la luce un muro antico, profondo
almeno un metro. Dopo aver conquistato editori
e lettori con romanzi di successo come Il giorno del lupo, Un giorno dopo l’altro,
L’isola dell’angelo caduto, Lupo Mannaro, Lucarelli è approdato sulle anguste rive
del medical thriller, genere letterario che
non ha padri italiani ma che grande successo
ha riscosso all’estero (ricordate il libro
e film Coma profondo?). E proprio Medical Thriller (ed. Einaudi) è il titolo emblematico della
sua ultima fatica letteraria scritta in tandem
con i colleghi giallisti Eraldo Baldini e
Giampiero Rigosi. Duecentonovanta pagine
intinte di suspance, tre storie da brivido
che hanno come protagonisti i farmaci, il
grande business dei farmaci soprattutto.
Un medical thriller che in realtà ha poco
di medico…
E’ vero, si parla più di farmaci che di medicina.
Il medical thriller è un sottogenere del
giallo, di matrice anglosassone che si distingue
per il fatto di essere molto documentato.
In Italia non esiste una tradizione in tal
senso, conosco numerosi medici che hanno
velleità e capacità letterarie, ma stranamente
nessuno di questi si cimenta nella scrittura
di romanzi gialli. Speriamo che questo libro
possa rappresentare uno stimolo per dar vita
ad un vero filone tutto italiano. Le fonti
di ispirazione d’altra parte non mancano,
anche la sanità ha la sua metà oscura…
Come sta andando il libro?
Benissimo, la dimostrazione che in Italia
c’è interesse e il giallo medico potrebbe
funzionare. Ora non ci resta che aspettare
un medico scrittore.
Il tuo racconto si intitola “Rapidamente”.
Come è nata l’idea?
Mi era stato chiesto di scrivere un racconto
in ambito farmaceutico e ho cominciato ad
interessarmi al tema. Farmaci e formule?
Ho pensato: ci sono medicinali attorno ai
quali ruotano interessi miliardari. Se girano
tanti soldi allora significa che si potrebbe
arrivare a fare qualunque cosa pur di guadagnare
denaro e far fuori la concorrenza. Un po’
di spionaggio industriale senz’altro e magari
cercare di rubare la formula nascosta in
un microfilm. Troppo banale, mi hanno spiegato
che è impossibile copiare una formula, ma
è più probabile cercare di inceppare il meccanismo
che permette alla formula di funzionare.
Ecco come è nata la storia. Poi via via sono
nati i personaggi: una giovane ricercatrice
che si trova risucchiata in una vicenda terribilmente
più grande di lei, una coppia di killer,
un simpatico buttafuori e….
Quanto tempo hai impiegato a scrivere “Rapidamente”?
Due settimane, appunto.
Ed un libro intero?
Circa otto mesi
In “Almost Blue” ti cali nei panni di un
ragazzo cieco e la descrizione è da pelle
d’oca. Quanto contano per te esperienza personale
e documentazione?
In quel caso mi sono rivolto ad un amico
psichiatra e abbiamo provato a fare una perizia
simulata. Gli ho indicato le caratteristiche
del personaggio che avevo in testa: un ragazzo
non vedente, che scandaglia il silenzio che
lo circonda ascoltando le voci della città,
capace di associare sensazioni e colori.
Dai nostri incontri è scaturito Simone, protagonista
di un giallo davvero particolare. E poi c’è
l’assassino, vittima di strane allucinazioni,
che sente le campane ed assume l’aspetto
delle sue vittime prima di colpire…
Se dovessi scrivere un giallo in ambito ospedaliero?
Ogni storia nera ha come base una vicenda
del tutto normale, un ingranaggio ben oliato
in cui si infila un piccolo granello. Ad
un tratto qualcosa non funziona e da ciò
nascono una serie di incredibili conseguenze.
Perchè no? Lo scenario potrebbe essere anche
un ospedale. Magari un giorno scriverò qualcosa
sull’argomento.
Come spieghi il successo del giallo italiano,
in libreria e in tv?
Forse perché si tratta di un genere molto
vicino alla realtà. Ci sono sì i giornali
e i saggi, ma quale altro genere letterario
oggi ci invita a riflettere, attraverso la
formula del racconto, sulla quotidianità
spesso aspra delle nostre città e della nostra
provincia? Credo che oggi il pubblico abbia
voglia di grandi storie e forti emozioni,
intrecci sofisticati e trame curate. Il giallo
ha per sua natura queste caratteristiche.
Il colpo di scena tiene desta l’attenzione
anche del lettore più distratto.
Il tuo libro preferito?
Per definizione e desiderio dell’editore
ti dovrei indicare l’ultimo che ho scritto.
Scherzi a parte, ogni libro ha una storia,
un lungo lavoro di preparazione fatto di
incontri casuali, fantasie, ore passate a
dialogare con esperti di crimini o a navigare
in Internet alla ricerca di documenti e ispirazione.
Qualche consiglio per chi voglia cimentarsi
nella scrittura di gialli…
Lavorare su un solo personaggio ed elaborare
una trama che si svolge in pochissimo tempo.
I noir sono veloci, non puoi permetterti
digressioni eccessive né passaggi noiosi,
il ritmo è tutto, così come è importante
essere ben documentati e agganciati alla
realtà.
Ormai sei un personaggio televisivo. Che
rapporto hai con la telecamera?
Mi piace meno della scrittura ma mi diverte.
La trasmissione funziona benissimo, siamo
ormai al quinto anno e gli ascolti sono lusinghieri.
Le prime puntate le abbiamo registrate a
casa mia, ora lavoriamo per comodità in uno
studio tv dove è stata ricostruita parte
della mia casa. In tv cambia il linguaggio,
anche se andiamo in onda in seconda serata
non si possono utilizzare parole troppo tecniche
o forti. E’ bandita ad esempio la parola
cadavere, più una scelta stilistica che altro.
Certo, la tv ti regala notorietà ma la mia
vita continua ad essere quella di prima,
a scorrere tranquilla sulla via del giallo…
|
|