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"LUCARELLIRACCONTA"
di Carlo Lucarelli, Giuliana Catamo, Paola De Martiis, Alessandro Patrignanelli
Condotto da Carlo Lucarelli
Con la consulenza di Francesco La Licata
Collaborazione Tiziana Ricci
Inchieste di Antonella Beccaria, Giancarlo Feliziani, Walter Molino, Peppe Ruggiero
Produttore esecutivo Carlotta Zanini
Regia di Alessandro Patrignanelli



Dopo dieci edizioni di “Blu Notte - Misteri italiani”, Carlo Lucarelli ritorna su Rai Tre con un nuovo programma: “Lucarelliracconta”.
Lo scrittore e conduttore televisivo riprende con il suo appassionante stile narrativo un percorso di indagine e ricostruzione di alcune delle più controverse vicende della società italiana.
Cinque nuovi casi della nostra storia recente: La mala del Brenta, La quarta mafia, La morte sul lavoro, Nelle mani dello Stato e La trattativa, per raccontare fatti che troppo spesso rimangono nascosti o vengono archiviati, dove la storia del crimine inevitabilmente si intreccia alla storia di chi al crimine si contrappone o di chi fatalmente ne rimane vittima.
Ogni puntata avrà un prologo e un epilogo con un’intervista di Carlo Lucarelli a un personaggio che introduce e chiude il tema trattato nella puntata.
Per quella dedicata alla trattativa tra lo Stato e la mafia sarà lo scrittore Andrea Camilleri a introdurci nelle pieghe di una storia di misteri, di stragi sanguinose, di apparati dei servizi segreti deviati. Una storia a cui si aggiungono sempre nuovi elementi, una sorta di mosaico che, giorno dopo giorno, sembrerebbe apparire più definito. Perché soprattutto questa è la storia di un’ipotesi, l’ipotesi di un filo che ha legato e lega Cosa Nostra non solo all’economia, non solo alla politica, ma a una parte dello Stato.
Un’intervista al giallista Massimo Carlotto, invece, ci accompagnerà nelle vicende di una mafia del Nord, “La mala del Brenta” di Felice Maniero, detto “faccia d’angelo”, che con la sua feroce organizzazione criminale dal piccolo paese di Campolongo Maggiore arriva a controllare non solo tutto il Veneto, ma anche altre zone d’Italia e traffici illegali internazionali con i Balcani. La parabola di Felice Maniero sembrerebbe quasi incarnare, da un punto di vista criminale, l’espansione fulminea del Nord-Est, uno dei settori geografici più produttivi del nostro Paese.
Si snoda in Puglia l’inchiesta su “La quarta mafia”, la Sacra Corona Unita. Una mafia autoctona che si ispira alla Camorra e alla ‘Ndrangheta, fatta di estorsioni e di usura, di traffico di stupefacenti, armi e sigarette, di omicidi e di bombe. Ma anche di rituali segreti, di parole arcaiche come formule magiche, immagini sacre bruciate. Forse l’unico esempio in Italia di mafia che è stata sconfitta e sradicata da una terra che, come Don Luigi Ciotti ci racconta, può essere ‘sfruttata’ in maniera positiva.
Non ha invece connotazioni territoriali la puntata su “La morte sul lavoro”che si apre con un prologo di Ascanio Celestini sulla difficoltà di narrare un mondo del lavoro sempre più frammentato e convulso. Carlo Lucarelli cercherà di indagare le ragioni profonde degli incidenti, i problemi della sicurezza sul lavoro, quanto è stato fatto per difenderla e quanto ancora resta da fare per impedire che il lavoro, fondamento nella nostra Repubblica e della nostra Costituzione, invece di portar vita e possibilità di esprimere il proprio talento, porti così la morte.
La puntata “Nelle mani dello Stato” - introdotta dall’intervista a un cantautore con un forte interesse per i temi sociali come Daniele Silvestri - racconta di luoghi diversi: caserme, questure, carceri, reparti penitenziari degli ospedali, ospedali psichiatrici giudiziari, centri di identificazione ed espulsione, in cui un cittadino finisce nelle mani dello Stato perché arrestato o fermato, detenuto in attesa di giudizio, condannato, o semplicemente bisognoso di cure. Ci sono leggi, procedure, controlli e persone che regolano questa tutela. Ci sono forme di garanzia che, in una democrazia, spesso funzionano ma altre volte no. Come nei casi di Stefano Cucchi o Federico Aldrovandi, o come in quelli di donne e uomini che stavano dietro le sbarre e che sono morti di morte violenta mentre erano nelle mani dello Stato.

2011

1. Nelle mani dello Stato
Carceri, questure, ospedali psichiatrici giudiziari, centri di identificazione ed espulsione: sono tanti i luoghi in cui un cittadino finisce nelle mani dello Stato perché fermato per accertamenti o detenuto in attesa di giudizio, condannato o bisognoso di cure.
Ci sono leggi, procedure e persone che regolano e controllano questa tutela. Ci sono forme di garanzia che, in una democrazia, spesso funzionano ma altre volte no.
Come nei casi di Federico Aldrovandi e Stefano Cucchi, o come in quelli di persone che stavano dietro le sbarre e che sono morti di morte violenta mentre erano nelle mani dello Stato.

2. La trattativa (13 dicembre 2010)
L’attentato mancato del giugno 1989 a Giovanni Falcone nei pressi della sua villa all’Addaura, le stragi di Capaci e di via D’Amelio in cui nel 1992 persero la vita i giudici Falcone e Paolo Borsellino, la morte e la scomparsa degli agenti Antonino Agostino e Emanuele Piazza, gli attentati e le stragi mafiose del ’93 a Roma, Firenze e Milano. Perché mettere insieme tante storie più volte raccontate?
Perché forse è necessario raccontarle di nuovo, di rivederne alcune e di legarle ad altre meno conosciute per fare un salto in avanti. Alcune novità investigative e processuali, risultato del lavoro della magistratura e delle forze dell’ordine, sembrerebbero aggiungere nuovi elementi a un quadro che potrebbe apparire più chiaro o mostrarsi diverso rispetto a quello finora conosciuto. Questa è la storia di un’ipotesi, l’ipotesi di un filo che ha legato e lega Cosa Nostra non solo all’economia, non solo alla politica, ma anche a una parte dello Stato.

3. La morte sul lavoro (20 dicembre 2010)
Storie di imprenditori e lavoratori.
Carlo Lucarelli indaga sulle ragioni profonde degli incidenti, sui problemi della sicurezza sul lavoro, quanto è stato fatto per difenderla e quanto ancora resta da fare per impedire che il lavoro - fondamento nella nostra Repubblica e della nostra Costituzione - che dovrebbe portar vita e magari la possibilità di esprimere il proprio talento, porti così spesso la morte.

4. La mala del Brenta (27 dicembre 2010)
La storia di Felice Maniero e della sua organizzazione criminale: la mala del Brenta.
Una storia di spietati criminali che, tra la fine degli anni ’70 e la metà degli anni ’90, mette insieme efferati omicidi, centinaia di rapine, quintali di droga, enormi somme di denaro, servitori dello Stato corrotti, tradimenti, processi e anni di galera.
E una storia simile a tante già raccontate, in Sicilia, in Calabria, in Campania. Sembra la storia della Banda della Magliana, solo che questa non si svolge al sole del Sud e neanche sotto le luci dei nightclub di Roma. Si consuma a Nord, tra le nebbie del Nord Est, soprattutto in Veneto.
E come tutte quelle storie anche questa non è soltanto una storia di gangster.

5. La quarta mafia ( 3 gennaio 2011)
Negli anni Ottanta in Puglia avvengono stragi come quelle dei film sui gangster nella Chicago di Al Capone e omicidi efferati, come quello di Nicola Laviano: lo ammazzano, gli tagliano la testa e mostrano in giro la fotografia della testa mozzata perché serva da esempio. Sembra la Calabria delle faide di ‘Ndrangheta, sembra la Palermo della mattanza di mafia, la Napoli della camorra di Cutolo, e infatti è così, perché quegli uomini di malavita che sparano non sono soltanto pregiudicati, ma mafiosi. E quel sangue e quella guerra sono sangue e guerra di mafia. Ma siamo in Puglia, la California del Sud e in quegli anni ancora nessuno crede che in questa regione ci sia una mafia. O nessuno ci vuole credere. Dietro rituali segreti e parole arcaiche come formule magiche, si nascondono estorsioni, usura, traffico di stupefacenti, di armi e di sigarette: la Sacra Corona Unita.



2012

1. Nicola Calipari. In quel luogo e in quel momento (7 maggio 2012)
La storia di Nicola Calipari, un poliziotto atipico, colto e gentile, con un grande senso dello Stato.
Dagli inizi della sua carriera in Calabria, dove contrasta le attività criminali della ‘Ndrangheta, alla Seconda Guerra del Golfo, in Iraq, dove è presente come capo del reparto delle operazioni speciali all’estero del SISMI.
A Bagdad nella notte del 4 marzo del 2005 in un punto della pericolosa Route Irish il destino di quel poliziotto si incrocia con i destini di altre due persone in modo fatale: il soldato statunitense Mario Lozano e la giornalista italiana Giuliana Sgrena appena liberata dopo un rapimento.
Calipari viene ucciso dal fuoco della mitragliatrice di Lozano, mentre con il proprio corpo fa scudo alla giornalista.

2. Eroi normali (14 maggio 2012)
Paolo Giaccone è un medico legale, viene ucciso da Cosa Nostra nel 1982 a Palermo; Fulvio Croce, presidente dell'Ordine degli avvocati di Torino, cade in un attentato delle Brigate Rosse; Angelo Vassallo, il sindaco - pescatore e ambientalista di Pollica nel Parco del Cilento, muore in un agguato nel settembre 2010; Carmelo Iannì è un tranquillo albergatore che viene ammazzato dalla mafia nel 1980 vicino Palermo.
Che cosa hanno in comune queste persone? E gente normale che fa cose normali. Eppure, proprio per questo, sono eroi. Il nostro, infatti, è uno strano Paese, da noi il male è così radicato, così normale, così di tutti i giorni che per essere combattuto richiede eroi normali, che facciano soltanto il proprio dovere. Soltanto quello che va fatto e basta.
Gli eroi vincono le battaglie. Gli eroi normali, a patto di non lasciarli soli, di non dimenticarli, possono vincere le guerre.

3. Il segreto di Paolo Borsellino (21 maggio 2012)
Venti anni dopo l’uccisione di Falcone e Borsellino. Una serata speciale dedicata ai giudici Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e ai poliziotti delle loro scorte morti negli attentati mafiosi del 1992.
A 20 anni dalle stragi di mafia in cui morirono i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, Rai3 ha deciso di programmare l’intera serata di lunedì 21 maggio al ricordo di quei tragici eventi.
Lucarelliracconta va in onda con una puntata che ripercorre gli ultimi giorni del magistrato di Palermo Paolo Borsellino. Un resoconto attento degli esiti delle nuove e clamorose indagini sull’attentato di via D’Amelio e un approfondimento della vicenda della trattativa tra Stato e mafia, che fa da inquietante scenario alla strage in cui persero la vita, insieme a Paolo Borsellino, i cinque agenti della scorta: Antonino Catalano, Emanuela Loi, Claudio Traina, Vincenzo Li Muli, Walter Cosina.
Carlo Lucarelli ripercorre gli ultimi giorni del magistrato di Palermo ucciso solo 57 giorni dopo l’attentato al suo amico e collega Giovanni Falcone.

4. Uomini dello Stato (28 maggio 2012)
Boris Giuliano, capo della squadra mobile di Palermo, segue la traccia dei flussi di denaro e arriva a scoprire i meccanismi del traffico internazionale di stupefacenti di Cosa Nostra...
Il Maresciallo della Guardia di Finanza Silvio Novembre, collaborando con l’avvocato Giorgio Ambrosoli, riesce ad incastrare il finanziere Michele Sindona; il commissario Pasquale Juliano arriva molto vicino alla verità sulla “strategia della tensione” prima che scoppi la bomba di piazza Fontana a Milano, ma viene fermato.
Storie di servitori dello Stato abili e onesti, che nella lotta contro la criminalità hanno perso la vita o sono stati traditi e abbandonati alla peggiore delle condanne, l’indifferenza e la rimozione dalla memoria collettiva.

5. Giornalisti nel mirino (16 settembre 2012)
La libertà di informazione è un principio fondamentale della democrazia. Quando viene disatteso attraverso intimidazioni, violenze o censure, è la libertà stessa delle persone e delle istituzioni a correre seri pericoli.
Cosimo Cristina, che alla fine degli anni ’50, per primo, scrive di mafia in Sicilia, e Giuseppe Fava con le sue inchieste sul legame tra imprenditoria, politica e Cosa Nostra, hanno pagato con la vita la loro scelta di parlare liberamente dei problemi che affliggevano il territorio siciliano.
Anche oggi molti cronisti del Sud e del Nord d’Italia mostrano lo stesso coraggio non rinunciando a narrare le realtà più scomode. Un unico filo conduttore lega le storie di Lirio Abbate, Arnaldo Capezzuto, Antonio Sisca, Giovanni Tizian, tutti cronisti costretti a vivere sotto scorta: lo spirito di indipendenza e l’impegno civile nel portare avanti il proprio lavoro, anche a costo di estremi sacrifici.

6. Ladri di futuro (23 settembre 2012)
E la storia di un mostro a tre teste che viaggia nel tempo e nello spazio divorando tutto quello che incontra.
Un mostro che nasce dalle macerie del terremoto del 1980 in Campania ed Irpinia, si nutre di terra, distrugge montagne e paesaggi, costruisce senza regole. E la storia dell’ecomafia che saccheggia l’ambiente, fa crollare le case utilizzando calcestruzzo depotenziato e porta cibi avvelenati sulle nostre tavole. Dal Nord al Sud. Dalle campagne di Desio, vicino a Monza, dove il mostro di notte scava e nasconde tonnellate di rifiuti tossici di aziende brianzole e del Comasco, alla Rifiuti S.p.a., una vera e propria holding del malaffare – imprenditori, politici e camorristi – capace di trasformare la “monnezza” in oro. Affari enormi incrementati anche da quello che mangiamo ogni giorno: il pane cotto nei forni abusivi della camorra, la mozzarella alla diossina, la frutta al percolato, il caffè imposto dalla criminalità, scadente ma più costoso.
Le conseguenze per il territorio e la salute delle persone sono devastanti: l'ecomafia è un mostro che ruba e uccide per sempre il nostro futuro.


Speciale Falcone e Borsellino.
La lettera di Carlo Lucarelli


Ricordare fatti del passato, in questo paese, non è mai soltanto fare memoria.
Lo sarebbe se questi fatti appartenessero davvero al passato, alla storia, conosciuti, spiegati, analizzati e risolti. Allora potremmo raccontarli cercandoci dentro stimoli per il futuro, celebrandone i protagonisti positivi e censurandone quelli negativi, tutti e due come si meritano. Insomma, potremmo fare quello che si fa con la storia antica, la cui trama è fatta di fili annodati come quelli di un tappeto su cui camminare e andare avanti.
Ma i fatti della nostra storia – sia quella recente che quella, appunto, antica – non sono mai così conosciuti, spiegati, analizzati e risolti da poter essere trattati così. Quei fatti mantengono tanti punti oscuri, tanti fili che si perdono da qualche parte, senza nodi, tanti misteri che gravano sul presente. Raccontarli significa portare avanti una trama che non finisce mai.
E così per gli omicidi e le stragi del ’92 e del ’93, per Giovanni Falcone e soprattutto per Paolo Borsellino: raccontarne la storia non può ancora essere una celebrazione e uno stimolo, ma sempre un’indagine.
Ce ne accorgiamo anche noi tutte le volte che cerchiamo di farlo. Ad ogni puntata che abbiamo dedicato a queste vicende, ogni volta che tornavamo ad occuparcene, dovevamo aggiungere fatti, notizie e dubbi in più rispetto alla puntata precedente. E lo sviluppo delle inchieste più recenti ci fa pensare che da raccontare ne avremo ancora tanto.
Perché in questo strano Paese il passato non solo è sempre presente, ma riesce ad essere anche futuro.


Carlo Lucarelli

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