SIMONE PIAZZESI INTERVISTA MAURO SMOCOVICH
PER FUCINE
La Star Comics ha dato alle stampe una nuova
mini-serie a fumetti: Cornelio, delitti d'autore.
Prevista in sei numeri, ha la particolarità
di avere un personaggio con le fattezze di
Carlo Lucarelli, noto scrittore e autore
televisivo. Cornelio è appunto uno scrittore
in crisi creativa che vivrà avventure al
limite del giallo e dell'horror. La serie,
curata oltre che dal citato Lucarelli, da
Giuseppe Di Bernardo e Mauro Smocovich, ha
in realtà una sottile vena ironica come il
genere horror impone. Ne abbiamo parlato
con uno dei curatori.
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Simone Piazzesi: Come è nato Cornelio? E
a cosa deve questo nome particolare?
Mauro Smocovich: Tutto nasce da una mia idea per una storia
a fumetti auto-conclusiva. Quando Carlo Lucarelli
mi ha dato la sua disponibilità a svilupparne
la storia, quel furbetto di Cornelio ha cominciato
a farsi strada nella mia testa. È un nome
che è nato da solo, non mi ricordo nemmeno
se l’ho "pensato". So solo che
è stato accettato un po’ da tutti senza sollevare
alcuna questione. Come Vanessa, nata da Giuseppe
Di Bernardo e battezzata da Carlo. Di Vanessa
ricordo che stavo parlando con Carlo di questo
personaggio creato da Giuseppe e a un certo
punto ho chiesto a Carlo se aveva qualche
nome da proporre e lui mi ha detto "un
nome tipo Vanessa…" aggiungendo uno
o due nomi che ora non ricordo. E io subito
ho detto "bello!, Vanessa… che fa venire
in mente anche qualcosa tipo vanesio, vaneggiare".
E Vanessa è stato. Cornelio, più o meno,
ha ottenuto la stessa accoglienza. È stato
il primo nome a venirmi in mente e tutti
lo hanno accolto senza ribattere. So che
per un personaggio a fumetti può sembrare
strano ma è come se io dicessi "Mi chiamo
Mauro" e tutti a dire: "Ma perché
ti chiami Mauro, scusa?". Al momento
della sua creazione era come se sembrasse
normale chiamarlo Cornelio, ora bisognerebbe
proprio cercarla la ragione… è un nome nato
per assonanza, per simpatia… Forse perché
esiste già un personaggio di Carlo che si
chiama Cornelius, anche se è tutt’altra cosa
(un gesuita che è anche una sorta di agente
segreto del vaticano!) presente in un paio
di racconti. Secondo me "Cornelio"
richiama anche un po’ il nero, il mistero.
È un nome buffo ma che allo stesso tempo
può essere inquietante, a me personalmente
richiama la figura di un mago o di uno jettatore,
il cornetto scaramantico, le corna del diavolo,
la cornacchia che richiama di rimando l'inquietante
Corvo di tanti film dark o della famosa poesia
di Edgar Allan Poe...
SP: Cornelio ha in Carlo Lucarelli l'autore
di spicco, non fosse altro per la fama, ma
in realtà è la creatura di un team composto
da te, da Di Bernardo e dal citato Lucarelli.
Come è nata questa collaborazione? Chi ha
cercato chi?
MS:Riassumo: io ho avuto l’idea, l’ho proposta
a Carlo che ha accettato di collaborare.
Ho incontrato Giuseppe, gliene ho parlato
e ha accettato anche lui. Giuseppe ha pensato
di sentire la Star Comics, ha contattato
Dario Gulli e si è stabilito un incontro.
Alla riunione, oltre me e Giuseppe, c’erano
Dario Gulli, Giovanni, Simone e Claudia Bovini.
Carlo è stato presente al telefono in viva
voce, come un classico personaggio da fumetto,
appunto, una specie di Charlie delle Charlie’s
Angels! Giuseppe ha proposto alcuni disegnatori,
che hanno fatto delle prove. Poi ne abbiamo
parlato, abbiamo fatto delle scelte, preso
delle decisioni e Cornelio è arrivato in
edicola.
SP: Entrando nel dettaglio, che ruoli ricopre
ogni membro del team?
MS: Si parte da un’idea base che può venire
a chiunque e poi ci si lavora in tre, ognuno
intervenendo con la sua idea. Le sceneggiature
sono scritte da me e da Giuseppe (le prime
tre da Giuseppe, le ultime tre da me, sentendoci
però spesso) con varie incursioni a diversi
livelli di gestazione da parte di Carlo che,
oltre a intervenire durante i vari passaggi,
rilegge e supervisiona il tutto. Quindi ognuno
di noi cerca di metterci del suo. La parte
del disegno è seguita meglio da Giuseppe
che è il più addentro nel mondo del fumetto.
Chi ha un’idea la sottopone agli altri che
commentano, aggiungono o levano. È un procedimento
complesso che, date le distanze (Pescara,
Firenze, Bologna) si svolge con un assiduo
scambio di telefonate, e-mail e a volte anche
sms. Alla fine si arriva a una storia che
soddisfi tutti. La lavorazione al fumetto,
che è comunque una lavorazione fatta a più
mani e più passaggi, permette di modellare
la storia anche fino a poco prima di andare
in stampa. Certo più il processo è avanti
con il lavoro e meno si può cambiare.. Non
ci sono quindi ruoli precisi.
SP: È stato detto che il protagonista, benchè
abbia i tratti e condivida i luoghi di azione
di Lucarelli, non è una sua proiezione auto-biografica.
Lucarelli resta però una figura a suo modo
ingombrante. Non rischia di schiacciare il
valore e l'autonomia del fumetto?
MS: Cornelio ha il volto di Carlo Lucarelli
perché al momento di dovergli dare una fisionomia
io e Giuseppe abbiamo pensato di far fare
delle prove con il suo volto. È stato una
specie di scherzo all'insaputa di Carlo,
giusto per cominciare a dare un volto al
personaggio. Quando si è fatta la riunione
con l'editore abbiamo presentato Cornelio
facendo vedere i disegni preparatori che
avevano il volto di Carlo. Quando il progetto
è stato approvato con la faccia di Carlo
su Cornelio… il problema era diventato...
chi lo dice a Carlo?!?! All’inizio avevamo
timore che il volto di Lucarelli non passasse
come un gioco ma come una presunzione altezzosa
di uno degli autori, ma poi abbiamo piano
piano "conosciuto" Cornelio e ci
abbiamo fatto amicizia. C’è stata in effetti
una difficoltà iniziale a prendere le dovute
distanze tra una persona esistente e il personaggio:
ma noi non volevamo raccontare la storia
di Carlo Lucarelli, altrimenti avremmo fatto
una biografia. Siamo convinti che Cornelio
riuscirà a crearsi delle simpatie anche tra
molti lettori. Oramai per noi autori Cornelio
ha una sua vita, presto sarà così anche per
i suoi lettori.
SP: Perché proprio la Star Comics? Avete
scelto voi questa casa fumettistica o, in
qualche modo, loro hanno cercato voi?
MS: Quello che ha maggiori contatti nell’ambito
editoriale del fumetto è Giuseppe. È stato
lui a proporre la Star Comics come primo
contatto. Non ce ne sono stati altri con
altre case editrici. Ci siamo subito messi
d’accordo. La Star Comics sta proponendo
sul mercato autori italiani senza essere
invasiva nel loro operato. Io personalmente
ho fatto un giro degli stabilimenti vicino
Perugia, accompagnato da un gentilissimo
Simone Bovini che, devo dire, mi ha omaggiato
anche di alcuni fumetti presenti nei magazzini.
E sono rimasto colpito da Claudia Bovini,
più che alla prima riunione, in seguito,
quando l’ho vista in "prima linea"
alla Fiera del Libro di Torino che gestiva
lo stand della Star Comics. L’impressione
che ho avuto è stata quella di una casa editrice
che si mette in gioco in prima persona per
i progetti in cui crede. Un’ottima cosa che
purtroppo in molta editoria, sia di fumetto
che di narrativa, tende a scomparire sotto
le mere leggi del mercato.
SP: Il protagonista è uno scrittore noir
in crisi creativa. Tu sei anche uno scrittore:
hai mai sofferto di "sindrome da foglio
bianco?
MS: Non proprio. La sindrome del foglio bianco
credo non esista. Si possono avere dei periodi
di "stasi", ma è pur sempre una
stasi di qualche preciso momento della scrittura.
Si identifica come crisi creativa, di solito,
la parte finale, quella del concludere una
storia su carta. Ma un autore, uno scrittore,
in realtà, è sempre in azione anche quando
per un periodo di tempo non scrive, non mette
su carta, nemmeno un racconto.
Perché secondo me la scrittura è uno stato
mentale, un modo di vivere. E allora anche
il solo pensare, prendere appunti sul foglio
o anche solo mentalmente, lo si fa da scrittore.
Poi, se per un periodo di tempo non si riesce
o non si ha voglia di mettersi sulla pagina
a scrivere, quella non è una crisi, è una
pigrizia, una mancanza di volontà, un riposo.
Magari si stanno facendo altre cose sempre
legate alla scrittura oppure lo stato mentale,
per una serie di problemi di varia natura,
non permette la piena lucidità di concentrazione
richiesta per portare "su carta"
la storia o rifinirla in maniera ottimale.
Ma la macchina mentale della scrittura è
sempre in moto. Per un progetto narrativo
che va in porto uno scrittore ne ha almeno
una decina o più in stato embrionale. Quindi,
parlando di "crisi creativa", per
quanto riguarda Cornelio, ci siamo appoggiati
a una semplificazione narrativa. Per quanto
mi riguarda, invece, ho alcuni romanzi da
sviluppare, un paio di progetti di fumetto
fermi alla proposta, qualche racconto scritto
e in via di uscita e alcuni progetti di saggistica,
alcuni usciti di recente e altri in fasi
diverse di lavorazione... e poi, una volta
scritti, avranno bisogno comunque di un editore!
SP: Il primo numero inizia con questa frase:
"Quella che stiamo per raccontare è
una storia di puro e semplice orrore. Un
mistero naturalmente. Un mistero misterioso".
In questo incipit c'è molta ironia, sembra
quasi sconfinare nella parodia del genere
noir. È un tentativo voluto di non prendersi
troppo sul serio?
MS: Certo. Tutto Cornelio è basato sul non
prendersi troppo sul serio. Vogliamo divertire
e divertirci. Questo non vuol dire però che
non seguiremo la serie e i personaggi in
maniera professionale. Anche per fare le
cose in maniera scanzonatoria ci vuole serietà.
SP: Fra le varie cose che si vedono nel primo
numero del fumetto, forse quella più "sconvolgente"
è la storia di quattro amici che si chiudono
in un vecchio rudere per… vedere chi è più
bravo a scrivere un racconto! Una sorta di
certame letterario che, viste le "imprese"
che fanno invece oggi gli adolescenti armati
di videofonini, sembra davvero surreale.
Come vedi le nuove generazioni in rapporto
alla letteratura?
MS: Premesso che non sono né un sociologo,
né uno psicologo o un professore… dico semplicemente
la mia opinione. Sempre più persone vorrebbero
diventare scrittori senza però leggere, documentarsi
o accettare di "buttare via" almeno
la metà di quello che si è scritto, di limare…
come molti vorrebbero diventare calciatori
senza però allenarsi. Il messaggio che arriva
sempre più agli adolescenti, secondo me,
è purtroppo quello che si possono ottenere
le cose senza fatica. Oppure che se si appare
in televisione si è fatta la propria fortuna.
Non è proprio così… La televisione è anche
vero che ha "istruito" le persone
diffondendo la lingua italiana nelle case
dagli anni '50 in poi ma a un certo punto
è partito l’analfabetismo di ritorno. In
televisione si è smesso di parlare in maniera
corretta, sempre più spesso i programmi televisivi
sono stati riempiti di chiacchiere amplificate
e le persone a casa si sono nutrite sempre
più spesso di questo. Questa è una generalizzazione,
perché per fortuna il mondo è pieno di persone
intelligenti! Però penso sia indiscutibile
che se non si sviluppa il cervello, se non
lo si allena, questo perde i colpi. Una delle
regole della netiquette (come sapete, le
regole di comportamento nella rete) prevede
che si debba tollerare l’errore di battitura,
il refuso, che non bisogna farlo pesare o
segnalare agli altri, forse perché nell’uso
di internet è d’obbligo la fretta, la velocità.
Ma fretta di cosa? Di non capirsi? La tendenza
è quella di tollerare l’errore, l’ignoranza,
la superficialità… e se il contenuto è prevalentemente
fatto di "chiacchiere", non abbiamo
né la forma né il contenuto… il peggio è
quando l’errore arriva nel testo di un articolo,
in una notizia, in un libro…
SP: La storia narrata in Il club della paura
sembra essere proprio un elogio della lettura,
un invito accorato. Il barbone che molla
tutto per avere il tempo di leggere, il piccolo
Cornelio salvato dai suoi eroi… credi che
i libri abbiamo ancora oggi (con internet
e la tv) questo potere di fascinazione e
"redenzione"? I dati su quanto
e come leggono gli italiani sono a dir poco
sconfortanti.
MS: Il libro è insostituibile. La tv e internet
non possono competere, sono un’altra cosa.
Rispetto ai mezzi (come la tv) che non richiedono
partecipazione da parte dello spettatore
ma lo subissano di dati, il libro richiede
concentrazione, riflessione e introspezione.
È un peccato che si legga sempre meno. Perché
non sembra ma l’uso dei cellulari o della
tv a lungo andare anestetizzano la mente.
Certo, come tutti i mezzi, nascono per migliorare
l’essere umano ma è l’uso che se ne fa che
può causare danni… Leggere attentamente le
avvertenze e le modalità d’uso…
SP: Sempre a proposito di letteratura noir,
nel fumetto si citano alcuni fra i più noti
giallisti contemporanei: Carlotto, Vichi,
Gori. È forse questo, insieme a Lucarelli,
il vero club della paura?
MS: È stato un gioco anche quello. "Seminare"
nella trama alcuni rimandi letterari. Un
"saluto" ad alcuni scrittori.
SP: Cornelio ha il vizietto di parlare con
gli spiritelli di Marlowe e Sherlock Holmes.
Ricorda molto il Napoleone di Ambrosini che
parlava con Lucrezia, Caliendo e Scintillone.
È una citazione anche questa?
MS: È naturale, sia da parte dei lettori
che da parte degli scrittori, che quando
arriva un’idea si facciano dei paragoni con
idee simili presenti sia nel contemporaneo
che nel passato. Ma nel creare i fantasmi
della letteratura io personalmente non mi
sono rifatto al Napoleone di Ambrosini, che
in realtà conosco poco (ho letto solo un
paio di storie), quanto al Bogart di Provaci
ancora Sam, il film di Woody Allen o al coniglio
Harvey del film omonimo con James Stewart.
Personaggi immaginari con i quali il protagonista
parla come se parlasse con se stesso, per
chiarirsi le idee. Essendo Cornelio un gioco
letterario, i personaggi immaginari non potevano
che provenire dalla letteratura. Ecco così
Sherlock Holmes per la parte deduttiva e
il raziocinio, Sandokan per l’azione e l’avventura
e Marlowe per la parte cinica e disincantata,
ma non dimentichiamoci della Signora in giallo
Jessica Fletcher che non manca mai di dare
consigli... Anche gli indagatori dell’occulto,
del mistero, della "metà oscura",
in realtà esistevano ancora prima dell’avvento
del cinema o della tv e delle storie a fumetti.
Nel 1800 c’erano Carnacki di Hodgson, il
dottor Hesselius di Le Fanu (quello di Carmilla…
nome che torna) e John Silence di Blackwood…
insomma, è chiaro che non abbiamo certo la
pretesa di aver inventato qualcosa di nuovo.
SP: Il racconto dell'orrore usa come mezzo
quello di amplificare, fino all'abnorme,
le diversità. Alla fine i mostri risultano
quasi simpatici. Nella società di oggi invece,
sempre di più, il diverso (che sia immigrato,
omosessuale, diversamente abile) viene discriminato
e criminalizzato. Quanto è ancora culturalmente
arretrata l'Italia da questo punto di vista?
E la letteratura, o i fumetti possono fare
qualcosa per aprire uno spiraglio nel buio?
MS: Ohi! (come direbbe Cornelio…), se avessi
saputo che sarei finito a dover rispondere
a certe domande, invece di scrivere fumetti
mi candidavo alle elezioni politiche, o quanto
meno a quelle amministrative! A parte gli
scherzi, quanto sia arretrata l’Italia rispetto
agli altri Stati io non lo so perché non
conosco a fondo gli altri Stati, ma non conosco
a fondo nemmeno l’Italia, se è per questo.
Penso che tutto sia relativo, probabilmente
ci sono Stati che hanno fatto qualcosa in
più dell’Italia e Stati che sono ancora molto
indietro. Io parlerei più di diritti umani
che di "diversità" da uguagliare
alla "normalità". Per quanto mi
riguarda, non esistono le persone "normali"
e le persone "anormali". Io personalmente
mi offenderei se qualcuno mi dicesse che
sono "normale". Penso che ogni
individuo abbia le sue peculiarità e queste
vadano rispettate e tutelate. Il fumetto
può contribuire a sensibilizzare i suoi lettori
su certi argomenti di uguaglianza e di rispetto
dei diritti umani come qualunque altro mezzo
che veicola idee.
SP: Cornelio avrà una continuity o ogni albo
sarà una storia a sé?
MS: Cornelio delitti d'autore è una miniserie
di sei episodi, in ogni episodio si conclude
una storia e alla fine del sesto episodio
si chiuderà la trama portante della miniserie.
Poi si vedrà. Cornelio potrebbe andare incontro
ad altre avventure…
SP: Tu curi anche il sito I pinguini nel
sottoscala, puoi parlarci di questo progetto?
MS: Il sito dei pinguini compie otto anni
ad agosto del 2008. Con la sua creazione
mi sono affacciato per la prima volta, con
un sito, su internet. Eravamo nel "lontano"
2000 e allora non c’erano molte riviste italiane
su internet che parlassero di noir, di giallo…
tanto che sono stato chiamato a dirigere
Thriller Magazine da Franco Forte dopo un
suo giro di ricognizione sulla rete per vedere
cosa ci fosse di attinente al genere. Aveva
trovato solo I Pinguini che davano uno spazio
notevole alla letteratura dell’inquietudine
e così si è rivolto a me nel 2004. C’era
stato un esperimento con Incubatoio 16 proprio
da parte di Lucarelli, con alcuni scrittori
che poi emergeranno nel panorama letterario
e non avranno più tempo di seguire il sito
su internet. Ma il suo secondo e ultimo numero
era addirittura datato 1996! L’idea dei pinguini
era quella di riunire in un posto virtuale
gli scrittori delle mie lettura preferite
(se date un’occhiata al sito ce ne sono davvero
tanti che ora popolano le librerie d'Italia…).
Da lì è iniziato un bel viaggio nel panorama
della letteratura di genere. Il progetto
dei pinguini è fermo da qualche anno ma rimane
su internet a testimonianza del fatto che
non si crea mai nulla dal niente. Se i pinguini
nascono nel 2000, il mio incontro con Carlo
Lucarelli è avvenuto nel 1997! Almost Blue
e Blu Notte sarebbero arrivati solo qualche
mese dopo... il primo romanzo del commissario
De Luca che ora è conosciuto da molte persone
perché approdato in tv, l’ho letto quando
è uscito, nel 1990… così come leggevo i romanzi
di Eraldo Baldini, Gianfranco Nerozzi, Danilo
Arona… (per citare i nomi dell’horror italiano),
tutti ospiti dei pinguini.
http://www.fucine.com/network/fucinemute/core/redir.php?articleid=1605