Chi ha ucciso Lucarelli?
Romanzo Totale organizzato da Officine Wort e Carlo Lucarelli.net in collaborazione con Bacchilega Editore
Capitolo 07 di Francesco Bignamini
Questura, un bugigattolo illuminato poco
e male, l'aria che sa di chiuso, intrisa
di un'atmosfera da cospirazione. Nel mezzo
di un tavolo con ripiano in formica i fogli
con le bozze di Lucarelli, sottratte dalle
mani del Capo con una scusa. Intorno al tavolo,
in senso orario, Grazia, Gargiulo, Coliandro
e De Luca. Chi si lambicca il cervello, chi
nonostante tutto riesce a mangiare, con una
busta di McDonald davanti a sé.
- Hai ragione, Grazia, meglio non consegnare
il plico al Capo, meglio non fidarsi di nessuno
per il momento. E poi anche nei libri di
Lucarelli gli sbirri corrotti non sono improbabili
- sottolinea Gargiulo, ma pare che gli altri
neanche l'abbiano sentito.
- Le grafie non corrispondono - ripete Grazia,
per l'ennesima volta da quando sono lì dentro,
così che ormai sembra parlare a se stessa.
- Se la prima mano è di Lucarelli, non lo
è la seconda, o viceversa.
- In effetti, non c'è scritto "I personaggi
non sopravviveranno al loro autore"
- si lascia sfuggire De Luca, l'indice e
il pollice a stringersi il mento.
- Magari l'altra scrittura è di Camilleri!
Hanno scritto un libro a quattro mani, mi
pare, magari hanno voluto bissare - fa Coliandro,
tanto per non stare zitto, con un'espressione
poco intelligente stampata in volto.
- Ancora una trovata del genere? Non so quanto
possa vendere un seguito - si affretta a
sottolineare Gargiulo, che capirà anche meno
di Coliandro, sì, ma non vuole sentirsi inutile.
- Sempre che una delle due mani sia effettivamente
di Lucarelli - prosegue Grazia, come tra
sé e sé, mordendosi l'interno di una guancia
- a questo punto non possiamo più escludere
nulla.
De Luca incrocia le braccia e si guarda le
punte delle scarpe, proseguendo il ragionamento.
- Vorresti suggerire che potrebbe esserci
più di un autore, oltre a Lucarelli? La cosa
si fa complicata. E resta il fatto che Lucarelli
sapeva di dover morire.
- Sì, certo, magari s'è invischiato in un
passatempo letterario a puntate, con lo spunto
iniziale di lui che crepa! Ma dai, non diciamo
stronzate! - sbotta Coliandro, addentando
vorace un panino. Ma poi si blocca a scrutare
gli altri che lo fissano con espressioni
tra l'interessato e l'incredulo.
- No no no, intendiamoci, va bene le cose
strane, d'accordo le piste improbabili, ma
le cazzate immani proprio no, non ci sto.
- parte a razzo, come non volesse essere
zittito da nessuno - Voi stareste dicendo
che quel fesso sapeva che qualcuno avrebbe
scritto un romanzo in cui lui ci lascia le
penne, con i suoi personaggi... e gli ha
lasciato carta bianca? Ma tutto ciò non ha
senso, minchia!
Nello stanzino cala il silenzio. Squillare
di telefoni all'esterno. Poi Grazia tira
un sospiro, infilando una matita fra i capelli
per fermarli, gli occhi chiusi.
- Certo, detto così non ha senso, ma prova
a ragionarci un momento - dice - L'autore,
gli editori, o chi per loro, sono a corto
d'idee, oppure pensano che sarebbe simpatico
proporre un... chiamiamolo gioco. Senza contare
che la morte di un autore, sia pur fittizia,
è un sacco di pubblicità.
- Sì, e bisogna dire che poi uno che ti pensa
morto ti allunga la vita - ridacchia Gargiulo,
ma smette subito, perchè De Luca gli rivolge
uno sguardo severo.
- Non è detto poi che lui sapesse che in
questo modo i personaggi sarebbero morti,
o meglio, "non sarebbero sopravvissuti
all'autore". - fa seguito il commissario.
- Quindi - sbadiglia Gargiulo - ci sono questi
bastardi che stanno scrivendo 'sta storia
dove i personaggi crepano... Non ci vedo
un grosso problema.
- Ma siamo noi i personaggi, Cristo! Siamo
nella merda fino alle orecchie! - sbotta
Coliandro. - E in più siamo qui a dir cose
senza senso! Basta, adesso vi dico io cosa
facciamo! - Si alza in un turbinare di sacchetti
vuoti del McDonald.
- Tu, Grazia, te ne vai a casa e magari ti
rivedi con quel tizio con cui te la facevi,
tanto le donne in polizia non servono a niente!
E tu - fa a De Luca - tu va a farti visitare,
che oggi non ci stai colla testa e prima,
a casa tua, a momenti mi sparavi! In quanto
a noi, Gargiulo, togliamo il disturbo che
proprio stamattina mi è arrivata una proposta
per collaborare a un'operazione antidroga.
Coliandro si volta, ma non riesce a fare
un passo verso la porta, perchè si ferma
di colpo pensoso. Tutto quello che sta accadendo
gli ricorda qualcosa. E inoltre Grazia, furiosa,
lo strattona verso di sé, girandolo, e lo
tira per la giacca contro il bordo del tavolo.
- Ma non capisci che così facciamo il loro
gioco? Lo vedi anche da quello che dici!
- grida, sbattendo la mano aperta sul plico
di fogli, scompaginando la pila, tanto che
Gargiulo deve affrettarsi ad afferrare qua
e là qualche pagina svolazzante.
Coliandro la guarda, sbigottito. Minchia,
pensa, sarà anche una donna in polizia, e
non sarà neanche il mio tipo, ma quanto sono
carine quando s'incazzano?
- Dai, calmati, manca poco per sgarbugliare
la matassa, mantieni i nervi saldi e risiediti.
- fa De Luca, imperturbabile, afferrandolo
per un polso.
- In genere è proprio il momento in cui il
terreno frana sotto i piedi - borbotta Coliandro
sedendosi, un po' perchè non vuole dar l'idea
di chi s'arrende facilmente, un po' perchè
non poteva non citare Indiana Jones e l'ultima
crociata, bestiale.
Segue un altro silenzio teso, elettrizzante.
Sembra quasi di potere sentir ticchettare
le lancette dell'orologio, pensa Coliandro.
Se non fosse che se l'è scordato a casa,
sul comodino. Minchia, che ore saranno?
- Ma allora - fa De Luca, rompendo la pausa
- forse Lucarelli contava di morire solo
nella finzione, forse non s'aspettava che
l'altro autore, o gli altri autori, lo facessero
morire per davvero, lo uccidessero, forse...
forse s'è prestato al gioco, e la faccenda
gli è sfuggita di mano.
- Ma allora chi ha scritto quelle bozze?
E perchè Lucarelli è stato ucciso? Perchè
dovrebbe voler morti i suoi personaggi? Questo
caso è un mal di testa allucinante. - mugola
Coliandro, in preda allo sconforto.
- Quello che conta davvero è altro: chi è?
Chi sono? Dove si nascondono? - riprende
Grazia, decisa - Il punto centrale non è
capire perchè l'hanno fatto, è prenderli.
Se ogni scribacchino perverso si divertisse
a realizzare i propri racconti, le proprie
fantasie...
Squilla un telefono, in un angolo della stanza.
- Rispondo io - fa Gargiulo, che non ci sta
capendo più niente.
- Cazzo ci fa qua un telefono? Non c'era
quando siamo entrati, ho guardato bene, per
controllare che non ci fossero cimici. -
esclama Coliandro esasperato.
- Ora che ci penso l'ho portato io - sussurra
De Luca.
- Ah, occhio all'Alzheimer! - pensa Coliandro.
Però a giudicare dallo sguardo di De Luca
e Grazia no, non sembra che l'abbia solo
pensato.
- Pronto! Sì... cazzo! - Mormora Gargiulo.
- Ho capito. Grazie.
- Che succede? - chiede Coliandro, pronto
all'ennesima brutta notizia.
- Hanno ammazzato Gelsomino. In casa sua.
Soffocato.
De Luca non trattiene un moto di sorpresa,
di stizza, sobbalzando sulla sedia.
- Dannazione! Ora Gelsomino, e prima il medico
legale!
Coliandro lo guarda pensoso, stringendo le
palpebre, sforzandosi di ricordare.
- Chi?
- Il dottore, quello anonimo.
- Ah, lui! Io lo davo già per morto nel secondo
capitolo.
Gargiulo si risiede, mentre Grazia, immersa
nei proprio pensieri, fa scorrere fra le
dita il plico. Pagine, pagine e pagine di
bozze.
- Che diceva il referto autoptico su Lucarelli?
Morte naturale?
Coliandro scuote la testa, seguito a ruota
da Gargiulo.
- La cosa mi puzza. Il medico prima e l'assistente
poi.
- Proprio quelli da eliminare per coprire
o contraffare i risultati dell'autopsia.
- osserva De Luca.
- E allora, se non entrambi, almeno Gelsomino
doveva conoscere le vere cause della morte,
siccome è morto pure lui, oltre al medico
legale - fa Coliandro, e minchia, pensa,
bella intuizione, sembra quasi non l'abbia
avuta io! Ma lo pensa davvero? Sì, stavolta
vista l'indifferenza degli altri lo pensa
soltanto.
Grazia, sempre più pensierosa, continua mordicchiare
l'interno della guancia, e in più ora si
stropiccia gli occhi, tesa, dubbiosa.
- E il Capo? Com'è che voleva a tutti i costi
questo plico? Forse che anche lui è implicato
nella vicenda?
Cadrebbe inesorabile un altro lungo, vuoto
silenzio se solo non fosse per il telefono
che torna a trillare.
Coliandro non resiste più, è un uomo d'azione
lui, minchia, non gliene frega niente dei
gialli alla Agatha Christie, la camera con
la porta chiusa o come cazzo si chiama, lui
è sempre e comunque per il "coraggio,
fatti ammazzare", e del resto non gliene
frega una sega.
Intanto il telefono continua a suonare. Allora
Coliandro si alza di scatto e presa la cornetta
ringhia: - Pronto!
Poi tace. Spalanca la bocca, strabuzza gli
occhi, si volta verso gli altri e resta a
fissarli per cinque secondi buoni.
- Che c'è? Chi è, Coliandro? - lo scuote
Grazia, impallidita.
Solo allora il sovrintendente ritrova il
fiato. Si schiarisce la gola.
- È per te. Dicono di essere gli Autori.
* * *
La cronista di Telecentro infila la macchina
nel garage del cortiletto, chiude il portone
e sale le scale sino all'appartamento. Cerca,
come sempre, il cellulare e le chiavi di
casa nella borsetta, apre la porta, entra
e la richiude, spingendola con le spalle
e lasciandosi andare in un lungo sospiro
di sollievo.
Che giornata! Prima di corsa in Questura,
con quel muto di un cameraman, poi quell'idiota
di Coliandro con l'intossicazione di cozze,
che ha anche dovuto pedinare... Almeno è
riuscita alla fine a strappare al commissario
De Luca la promessa di essere tenuta aggiornata
sugli sviluppi del caso. Lui sì che è affidabile,
non come l'idiota.
La ragazza si stacca decisa dalla porta blindata,
sfila la giacca, tenendo il cellulare tra
le labbra, e la lascia appesa a un attaccapanni
nell'ingresso, assieme alla borsetta; poi
prosegue in soggiorno, scalciando via le
scarpette con i tacchi e levandosi la gonna,
abbandonandola a terra, accanto al divano.
Sbottona la camicetta, lasciandola scivolare
sulla soglia della camera da letto, dove
sfila le calze, davanti all'armadio a specchio,
e scioglie i lunghi capelli mori, riprendendo
il cellulare in mano. Si stiracchia, prende
dalla petineuse balsami, profumi e shampoo,
entra in bagno, scivola nella vasca doccia,
appoggia il cellulare su di una mensola,
all'altezza degli occhi, tira la tenda e
apre i rubinetti.
Si lascia andare a un brivido, quando l'acqua
fredda le percorre la schiena. Basta, si
dice, non voglio più pensare a niente, né
a Lucarelli, né alla polizia, né allo scoop
che mi potrebbe catapultare fuori dalla nicchia
del giornalismo locale, né al fatto che sono
ancora una cronista che annaspa nell'anonimato.
Come sempre, da quando era bambina, si abbandona
al piacere del bagno, crogiolandosi in una
sinfonia di suoni sinuosi che le scivolano
addosso, sprofondando in un rilassante oblio.
Ma non abbastanza per il suo triplice intuito
di donna, d'investigatrice e di giornalista,
da non cogliere lo scricchiolio della serratura
della porta blindata, lontano, attutito dal
flusso dell'acqua, ma deciso, seguito da
un cigolio sinistro, e per impedirle di afferrare
dalla mensola il cellulare, di scatto.