Chi ha ucciso Lucarelli?
Romanzo Totale organizzato da Officine Wort e Carlo Lucarelli.net in collaborazione con Bacchilega Editore
Capitolo 03 di Ida Ferrari
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Il rumore dello scatto arriva a Gargiulo
alcuni millesimi di secondo in ritardo.
Troppi.
Coliandro si sta già volatilizzando alla
velocità della luce.
Ammanettato al volante, la chiave sul sedile
dietro, Gargiulo ha la bocca aperta dallo
stupore mentre Coliandro corre tra croci
e tombe come in un macabro quattrocento a
ostacoli.
Lo vede e non lo vede più e ancora riappare
mentre s'infila nell'altra uscita del cimitero.
L'ha fregato così, approfittando della sua
trance davanti a quell'inizio di discorso,
illudendolo di far parte del rischio, e invece
adesso neanche riesce ad arrivare alla chiave,
e starà lì per ore, tanto a chi gliene importa
di lui. E arriverà notte. Solo e a due passi
da tutte quelle anime e magari, quella stessa
notte, toccherà anche a lui diventare una
di loro.
"Coliandrooo... " urla disperato.
A Coliandro gli è dispiaciuto per Gargiulo,
ma si sa, prima a me e poi a te. E mica può
raccontargli la sua idea, che poi lui si
fa intimorire e riferisce tutto quanto al
capo.
Non può correre il rischio di altre manette
e fuori dal caso per sempre.
Però se lo immagina morto di paura, verso
l'imbrunire. Va be', farà una telefonata
anonima in questura, qualcuno andrà a liberarlo.
Prima o poi.
Non adesso però.
Adesso ha qualcosa di importante da fare.
Sulla faccenda pericolosa è stato sincero.
Corre che i polmoni quasi gli scoppiano.
Ce la può fare.
Arriva alla questura, rallenta, entra di
soppiatto e sale sperando che nessuno, ma
proprio nessuno faccia caso a lui.
Sui gradoni incontra una giornalista di Telecentro
che è il massimo della sfiga perché quella
è una che non molla e anche sua madre si
venderebbe per uno scoop.
C'ha al seguito uno con la telecamera cui
fa segno di riprendere proprio lui.
"Agente, sembra ormai certo, Lucarelli
è stato avvelenato, quali sono gli ultimi
sviluppi?"
"Avvelenato? Be' se così si può chiamare
un'intossicazione letale da cozze...".
"Come dice, scusi?"
"Eh... già.... una partita avariata.
Ed era pure allergico."
"Alle cozze?"
"Pare di sì. E' una cosa terribile,
mica è morto in due minuti, ce ne ha messo
ehhh...".
"No, guardi, il medico ha parlato di
tetradotossina, un veleno potente."
"Contenuto nelle cozze, quelle avariate,
ovvio. "
La giornalista fa cenno al cameraman di spegnere.
"Senta agente, lei mi sta facendo fessa.
Io non ho tempo da perdere. Stavo giusto
salendo dal commissario, mi sta aspettando
per un'intervista. Non mi farò nessun riguardo
a dirgli che lei fornisce notizie false su
questo caso che, oltretutto, è di interesse
nazionale."
"Sovrintendente, tanto per precisare.
Comunque lei crede che il commissario le
racconterà tutto per filo e per segno? Non
le ha insegnato niente la sua professione?
De Luca le dirà spiacente non abbiamo ancora
nessun elemento certo. Lo conosco, ci mette
quindici secondi a liquidarla. A meno che..."
Coliandro fa una pausa a effetto. La giornalista
lo guarda, ha un'espressione da cozza, cosa
che l'ha parecchio ispirato nel racconto.
"A meno che?" lo incita.
"A meno che lei voglia davvero uno scoop
di quelli che faranno invidia al Tiggi nazionale."
La giornalista lo guarda sospettosa, ma si
vede che ha già la bava alla bocca.
"Lei adesso se ne va e io le prometto
che appena ho notizie precise la chiamo così
che sarà la prima."
"Ho la vaga impressione che lei stia
bluffando. Inoltre l'emittente ha bisogno
di notizie immediate. Quindi io vado dal
commissario."
"Va be' allora le notizie fresche le
darò a quell'altra, quella di Tele Bologna,
e tu ti mordi le p... dita."
Passare al tu fa sempre un certo effetto.
"Mmm... che garanzie ho che farai sul
serio?"
"Nessuna ma quell'altra, la biondina
di Tele Bologna non avrà da lamentarsi se
la chiamerò per darle qualche notizia in
anteprima."
Coliandro Tele Bologna manco la guarda e
non ha nemmeno idea che esista una biondina
da quelle parti, l'ha sparata così, ma pare
aver scatenato la reazione giusta.
"Va be', guarda, accetto. Però ti avviso,
se entro domani non mi chiami, io corro dal
commissario e gli racconto la storiella che
ti sei inventato, ok?"
"Senti coz... cara giornalista, hai
trovato quello sbagliato da ricattare. Ti
ci porto io da De Luca, e di corsa anche.
Poi vediamo chi c'ha ragione."
La giornalista ha le orbite che le escono
e la faccia rossa, ma si trattiene. Fa apparire
un biglietto da visita e lo mette in mano
a Coliandro. Gira i tacchi seguita da Cameraman
il muto e dopo quattro gradini si gira e
gli urla:
"Entro domani...agente!"
Coliandro aspetta che esca, poi fa un cubetto
con il biglietto da visita, chiude a cerchio
pollice e indice e lo lancia il più lontano
possibile.
Gli sale alla gola tutto un repertorio di
professioni che, secondo lui, sarebbero molto
più congeniali alla cronista, ma si trattiene
perché deve restare lucido.
Arriva all'ufficio di De Luca. Deve accertarsi
che sia lì o da qualche altra parte della
questura. Non che gli debba parlare, anzi.
Semplicemente la sua presenza in zona gli
darebbe via libera per una visitina in un
altro luogo. Il passo seguente, forse decisivo.
C'è. Nel suo ufficio. Questa volta la fortuna
gli ha messo una mano sulla spalla, la porta
infatti è socchiusa, c'è uno spiraglio dal
quale riesce a vederlo alla scrivania. C'è
anche la Negro. Seduta sul ripiano, chinata
in avanti, i due parlano fitto.
"Questa non me l'aspettavo," pensa.
"Minchia, chissà cos'hanno da dirsi."
Grazia Negro seduta sulla scrivania del capo.
Quasi non ci crede. Proprio lei che è sempre
quella professionale, un passo avanti a tutte.
Mica che sia geloso, neanche è il suo tipo.
Proprio non riesce a capire perché il suo
cuore abbia fatto un salterello alla vista
di quei due.
Si allontana, scende i gradini larghi, esce
dalla questura guardando dritto e neanche
contraccambia il saluto di un paio di agenti.
Non ci può andare a piedi là, in quella che
è la sua destinazione. E allora prende il
taxi.
Venti minuti perché la casa è in periferia.
Quando scende se la trova di fronte.
C'è già stato una volta lì, ma certo, questa
è la prima che deve entrarci scassinando
la serratura.
La casa è una villetta in un quartiere di
villette popolari, all'origine tutte uguali.
Ma non c'è possibilità che il paesaggio risulti
monotono perché i proprietari hanno abbondato
nel gusto personale, e ormai non ce n'è una
uguale all'altra. Solo quella lì sembra aver
mantenuto la sembianza originale. Niente
opera architettonica aggiuntiva tipo mansarda
o doppio garage, niente tinteggiatura blu
elettrico o persiane giallo limone, neanche
una siepe creativa o nani di gesso in giardino.
La villetta è di un giallino sbiadito, le
persiane sono verde pisello e il giardinetto
ha l'erba in tinta con la casa.
D'altronde il commissario De Luca non ha
tempo per la manutenzione né la passione
delle innaffiature serali. Lui è un uomo
di altri tempi.
Coliandro gira dietro la casa, dove c'è la
porta del garage. Un paio di gatti dorme
sull'erba secca. Al rumore dei passi di Coliandro
i due rizzano le orecchie, aprono gli occhi
e restano vigili, ma non si muovono. Poco
distante un paio di bottiglie di plastica
riempite d'acqua.
De Luca gli aveva detto che non si sa per
quale strana alchimia, un paio di bottiglie
di plastica trasparente con dell'acqua dentro,
tiene lontano i gatti dal giardino. E' un
metodo infallibile, aveva dichiarato.
"Minchia, quanto è infallibile,"
dice tra sé. I gatti sembrano due statue.
Fruga in tasca, prende un piccolo cacciavite,
si mette a trafficare con la serratura del
garage. Dopo dieci minuti e un elenco da
scaricatore portuale teso, decide che c'è
una sola via per aprire quella cazzo di porta.
I gatti lo guardano rilassati.
Toglie dalla fondina la pistola, ma realizza
che lo sparo gli farebbe arrivare molti colleghi
all'istante, e non per dargli una mano. Non
è una grande idea... a meno che...
Non l'ha mai sperimentato né ha mai visto
qualcuno farlo, però Gargiulo una volta gli
ha detto che funziona. Una bottiglia di plastica
sulla canna della pistola e il rumore viene
del tutto assorbito.
Coliandro prende una delle bottiglie, la
svuota, ci infila la canna della Beretta,
sfila del nastro adesivo dalla tasca ringraziando
il momento in cui ce l'ha messo, prelevandolo
dalla cassetta degli attrezzi di casa sua
insieme al cacciavite. E non sa nemmeno perché
l'ha fatto. Fa parecchi giri di nastro intorno
al collo per bloccare la bottiglia.
Punta la pistola.
"Gargiù, giuro che se non funziona t'ammazzo,"
mormora.
Chiude gli occhi e preme il grilletto.
Uno stenk metallico gli arriva alle orecchie,
così come il miagolio terrorizzato dei due
gatti che si infilano nella siepe alta alle
loro spalle. Nessun rumore da sparo.
Apre gli occhi, la maniglia del garage è
per terra, al suo posto un foro.
"Grande Gargiulo!" sussurra e ci
accompagna due saltelli di soddisfazione.
Si gira, dei gatti nessuna traccia.
"Ecco il vero metodo infallibile, De
Luca," dice tra sé, dando un calcio
a ciò che resta della bottiglia di plastica.
Entra nel garage che porta direttamente al
resto della casa.
Lì dentro c'era stato neanche un mese prima,
quando De Luca aveva invitato una decina
di collaboratori per festeggiare un caso
risolto, brutto affare di prostituzione.
Aveva cucinato con le sue mani un maialino
da latte, ricetta sarda. Si erano messi a
tavola, ma mancava una sedia e Coliandro
era andato a prenderla nello studio del commissario.
Adesso è lì proprio per questo. Cioè, non
per la sedia, ma per quello che ci aveva
trovato sopra.
Se lo ricorda come fosse ieri. Tutti quei
fogli stampati, ma non rilegati che aveva
spostato e che gli erano caduti per terra.
Giusto per non fare la solita figura dell'imbranato,
li aveva risistemati per bene, rispettando
il numero di pagina.
E allora l'occhio era caduto su alcune frasi
del tipo: De Luca non si rende conto dello
stadio della malattia, la percezione della
realtà è sempre più confusa. Oppure Il commissario
De Luca sperimenta vari tipi di veleno testandone
l'effetto su cavie. E ancora Il suo stato
mentale è fortemente condizionato da una
degenerazione progressiva.
Queste cose Coliandro le aveva lette e, in
un primo momento, si era come paralizzato.
Poi aveva notato che non erano referti medici,
ma fantasie dello scrittore perché sulla
prima pagina, in alto, c'era scritto Carlo
Lucarelli e in mezzo Bozze. Aveva tirato
un sospiro di sollievo, però il maialino
non l'aveva mangiato e neanche il contorno
di patate, giusto per pignoleria.
Adesso è lì, nello studio, che cerca, perché
i fogli non ci sono più e anche la sedia
è sparita e sulla scrivania non c'è nessun
caos di carte. Fa per aprire il cassetto,
ma è chiuso a chiave.
Impreca come suo solito, prende di nuovo
il cacciavite e questa volta, dopo quattro
tentativi e altrettanti minchia il cassetto
scivola sulle guide.
Intravede dei fogli, che da bianchi diventano
subito neri, comparsi di lampi, in contemporanea
a un rumore secco e un dolore alla testa
che neanche quella volta con il motorino
contro il muro.
Poi, subito, né lampi né dolore. Solo un
nero, beato oblio.