"Almost blue", "Einaudi tascabili. Stile libero",
Einaudii, 1997
pp. 194 - ISBN 9788806184384 -
€ 11,50 (precedentemente Lit. 13000(,
tradotto anche in tedesco, francese, greco,
norvegese, inglese, rumeno, russo, spagnolo,
portoghese e altre lingue.
qui anche in una versione del Club degli
editori insieme a Lupo mannaro
Con Almost Blue ritorna Grazia Negro che,
dopo Lupo Mannaro, affronta l'Iguana,
un
serial killer spietato.
Un ragazzo cieco ascolta la città con lo
scanner, unica compagnia "Almost
Blue"
suonato da Chet Baker. Un assassino
si reincarna
nelle sue vittime, e corre per le strade
con le orecchie colme di rock metallico.
Neesuno vuole ammetterlo, ma a Bologna c'è
un assassino seriale: è l'Iguana, che assume
di volta in volta l'identità delle sue vittime,
per sfuggire alle "campane dell'inferno"
che risuonano nelle orecchie. Tocca a Grazia
cercare di prenderlo, e piuù delle sofisticate
tecnologie che usa, le servirà l'intuito
e la capacità di ascolto di Simone, cieco
dalla nascita. Mentre cacciatore e preda
si scambiano continuamente i ruoli, vediamo
la scena ora con gli occhi attenti e ansiosi
di Grazia, ora con lo sguardo febbricitante
e doloroso dell'Iguana, o la percepiamo come
un concerto di suoni e voci, un complicato
e fantastico arabesco mentale, quando la
soggettiva è di Simone. E la città che così
prende forma sotto i nostri occhi, fitto
reticolo di trame e di ossessioni, è insieme
la sorprendente megalopoli italiana che si
stende su tutta l'Emilia, e anche il teatro
magico dove tutte le storie possono accadere.
Un thriller nervoso e impeccabile dal
quale
Alex Infascelli ha tratto il proprio
film
omonimo.
"Almost Blue" di Carlo Lucarelli collana "Le
strade del giallo" in uscita con il
quotidiano La Repubblica il 15 luglio 2004
L´Iguana uccide per cercare una pace che
gli è negata
Un romanzo tutto musica
articolo di LOREDANA LIPPERINI (su La Repubblica)
A chiedere ad uno dei molti appassionati
di Carlo Lucarelli, Almost blue comincia
con un suono: meglio, con il «sospiro veloce»,
appena polveroso, del disco che cade sul
piatto. Chet Baker. Prima della sua voce
velata, il singhiozzo del braccio del giradischi
che si stacca dalla forcella, il sibilo della
puntina. E, soprattutto, l´istante in cui
il cantante prende fiato e stacca le labbra
sulla prima "a" di "almost".
Indimenticabile, ma inesatto. Prima di quello
che tutti ricordano come un magnifico incipit,
c´è una pagina breve, un fulmineo prologo
dove è concentrato tutto quel che nel libro
non si vedrà: un carabiniere che entra in
una stanza, scivola nel sangue, cade. E il
sangue è così tanto, così vischioso e denso,
che non riesce a rialzarsi e annaspa come
uno scarafaggio reso folle dal terrore.
Era il 1997: nell´Italia letteraria si pronunciava
spesso, e spesso a sproposito, la parola
pulp. Carlo Lucarelli aveva alle spalle sette
romanzi, una raccolta di racconti e una fama
crescente di rinnovatore del giallo (poi,
dopo Almost blue, ne sarebbe definitivamente
diventato il giovane maestro). Quella paginetta
in corsivo, posta in apertura di uno dei
noir più belli e famosi degli ultimi dieci
anni, si prende gioco del clamore con cui,
all´epoca, si discuteva di nuovi narratori
che sguazzavano provocatoriamente in algidi
macelli letterari. Perché poi, nel romanzo,
di sangue non si parla quasi più: e Lucarelli
dichiarerà di aver fatto anzi in modo di
non mostrarlo direttamente, che il suo modello,
nel caso, era stato Hitchcock più che Dario
Argento. «Volevo suscitare paura attraverso
i meccanismi della tensione costruiti artigianalmente
da anni di letteratura e cinema noir, ma
senza eccedere con gli effetti speciali ».
Dunque Almost blue non è, in alcun modo,
un romanzo pulp. E non è nemmeno la reinvenzione
italiana di uno dei best seller mondiali
del genere, Il silenzio degli innocenti di
Thomas Harris. Anche se le affinità ci sarebbero:
nei due casi c´è un serial killer. Buffalo
Bill per Harris, l´Iguana per Lucarelli.
Il primo uccide ragazze, il secondo ragazzi.
Entrambi, come avrebbe detto Hannibal Lecter,
uccidono per desiderio: lo psicopatico di
Harris vuole un corpo di donna, e se lo cuce
con la pelle delle sue vittime. L´assassino
di Lucarelli vuole una pace che gli è negata,
e la cerca attraverso altre identità: letteralmente,
mettendosi addosso le facce degli studenti
universitari che uccide.
E poi, certo, c´è l´investigatrice. Clarice
Starling in un caso, Grazia Negro nell´altro;
allieva FBI la prima, ispettrice Uacs (Unità
per l´Analisi dei Crimini Violenti) la seconda.
Ma diversissime: per quanto Starling è bella
e fredda come un´alba invernale, Negro, ugualmente
tosta, ugualmente in anfibi, ugualmente dotata
di mentore (il commissario Poletto, peraltro
apertamente avvicinato a Jack Crawford in
un momento del romanzo), convive molto meglio
con la sua femminilità. Infine, c´è il risolutore
dell´enigma, colui che è in grado di indirizzare
le indagini, e che in tutti e due i romanzi
deve il proprio intuito ad una diversità:
Hannibal Lecter è un mostro con una mente
geniale. E Simone è un cieco. Ma qui finiscono
le somiglianze e si svela, almeno in parte,
l´irripetibilità di Almost blue.
Che è un romanzo fatto di suoni. Di musica:
Coleman Hawkins, Miles Davis, Chet Baker,
che Simone ascolta e usa per leggere la realtà,
trasformando le note in colori e assegnandone
uno ad ogni voce (blu è Grazia, verde l´assassino).
Di rumori: quelli che, la notte, vengono
dal suo scanner e che ricostruiscono la vita
della città. Quelli che, infine, invadono
la testa dell´assassino: le campane dell´inferno,
le chiama, lo perseguitano da quando era
piccolissimo, lo torturano quotidianamente,
tanto da costringerlo a portare sempre due
cuffie sulle orecchie, e taceranno soltanto
alla fine. Almost blue è un dialogo a distanza
sui suoni: il mondo di Simone e il mondo
del mostro, raccontati in prima persona.
In mezzo, le indagini di Grazia, che la porteranno
ad incrociare le altre due strade, ad avvalersi
del ragazzo cieco per riconoscere la voce
dell´assassino, ad innamorarsi di lui.
E c´è un altro titolo di merito da aggiungere
alle medaglie di Almost blue: che divenne
film nel 2000 per la regia di Alex Infascelli,
che è stato più volte letto alla radio, che
per l´epoca parlò fra i primi e con la maggior
credibilità di chat, di Internet, di cellulari.
E che, soprattutto, è uno dei ritratti metropolitani
più riusciti degli ultimi tempi. Quando Simone,
dalla sua stanza, accende lo scanner e si
affaccia sulla notte, Bologna prende vita
e forma. «Bologna non è una città come le
altre», viene detto, ad un certo punto, a
Grazia che bolognese non è. E Lucarelli raccontò:
«Bologna è una città strana, piena di contraddizioni,
e proprio per questo non è soltanto uno sfondo
eccezionale per un romanzo noir, ma diventa
un personaggio lei stessa. Un po´ come Los
Angeles di Ellroy o la Barcellona di Montalban».
Nella stanza di Simone, o negli inseguimenti
di Grazia, voci, musiche, personaggi, luoghi,
Luther Blissett e i Nine Inch Nails, appaiono
e scompaiono come un mormorio di fondo. Come,
disse ancora Lucarelli, la colonna sonora
di una storia inventata, ma di un tempo e
di un luogo reali.
(14 luglio 2004)
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